Il mistero di Abbacuada di Gavino Zucca, Newton Compton 2024.

Si parte da Genova il 24 novembre 1961 per arrivare a Sassari insieme al nostro tenente dei carabinieri Giorgio Roversi trasferito qui dalla sua amata Bologna a causa di motivi disciplinari. E quasi subito si deve mettere in azione per l’omicidio  del possidente terriero Carlo Ferrero, trovato a Valle delle Magnolie nella grotta di Abbacuada da Luigi Gualandi ex ufficiale veterinario dell’Arma e proprietario di Villa Flora, con un colpo diretto al cuore mediante arma da taglio e l’orecchio mozzato. Che cosa può significare?…

I due, che si incontrano casualmente al Caffè dei Portici, stringono amicizia e iniziano le indagini. L’orecchio mozzato lascia subito pensare ad una vendetta del codice d’onore barbaricino e l’unico indiziato sembra essere Bachisio Bellu che ha litigato spesso con il morto per delle storie di sconfinamenti e senz’altro può avere pensato di applicarlo. Il superiore di Roversi è sicuro di avere già risolto il caso (un classico) ma non sarà così semplice…

Accanto a questa indagine ce n’è un’altra con al centro il personaggio principale Giovannino che si rifiuta di mangiare. No, non si tratta di un bimbo ma di un maialino della famiglia di Gualandi, moglie Brunilde e figlia Anna, a cui sono molto affezionati! Ne scoprirà la ragione Caterina, ragazza che lavora nella villa sin dal 1952 a quindici anni insieme al fratello Agus, fattore e factotum della tenuta.

Ma ritorniamo a bomba. Il caso risolto e scontato non convince per niente Roversi, appassionato di Tex Willer e della scorza di cioccolato Majani, che nelle indagini segue le indicazioni di Einstein per cui “la verità si nasconde nei particolari, nei piccoli dettagli che si discostano dalla visione d’insieme”. Anche perché ci sono altri personaggi che possono avere avuto motivo di uccidere Carlo Ferrero e non certo per questioni di vendetta barbaricina. Anzi, sembra che tutto sia stato preparato dall’assassino proprio come un abile depistaggio.

Oltre alle indagini del nuovo duo non mancano, naturalmente, come in ogni giallo che si rispetti, certi spunti relativi alla vita familiare, il passato che riemerge attraverso ricordi dolorosi e tormenti struggenti. Poi il senso dell’amicizia, del sentimento, dell’amore in una società sempre più oscura e difficile, insieme alla buona cucina e a qualche spunto di dialetto per rendere più vivace e concreto il racconto.

Infine non manca nemmeno il tassello, il classico ultimo tassello a comporre il complesso puzzle che potrebbe addirittura arrivare al tenente Giorgio Roversi da un ricordo dell’amato Tex Willer…

Buona lettura.