Non c’è un cane di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone, Mondadori 2024.
Dopo Chiusi fuori ecco un altro parto della coppia unita in matrimonio e nella scrittura. Naturalmente siamo sempre a Collerotondo. Qui troviamo l’ex vicequestore Liana Salvadori uscita dalla polizia, ora investigatrice privata e amica di famiglia, che partecipa alle sedute mensili dell’Associazione Persone Ipovedenti o ASSOPEI in casa di Rachele Massarelli, ex grande soprano nell’opera lirica con Stefano Brondi al pianoforte, entrambi miopi. E tutto parte in seguito dalla telefonata della suddetta soprano (una vera e propria macchietta) alla nostra investigatrice per risolvere il caso del rapimento del suo cane toy fox terrier Jeroboan. Per riaverlo dovrà pagare un riscatto di trecentomila euro. Allora non le resta che vendere un quadro di Seurat!
Telefonata, aggiungo, ascoltata fortuitamente da Zoe della famiglia Mantelli (conosciuta due anni prima da Liana) che vuole anche lei indagare sul caso. E la faccenda si complica con la morte di Stefano Brondi investito da una macchina naturalmente scomparsa. Perché questo evidente sospetto omicidio? Che cosa poteva sapere? Era collegato in qualche modo?…
Non la faccio lunga. Saremo di fronte, oltre all’indagine, ad una serie di aspetti particolari: la situazione della famiglia Mantelli con Zoe sedici anni che vuole lo scooter e il fratello Achille che si dà alla cucina (gli hanno regalato un manuale di pasticceria); la storia del quadro che potrebbe essere vero o falso e collegato al rapimento del cane; Emma, nipote di Rachele, che si intromette e sembra voglia guadagnare in parte anche lei dalla vendita del Seurat; il daltonismo, la deuteranopia, protanopia e tritanopia importanti conoscere nel presente caso; non manca nemmeno il classico “unico mercante d’arte della città degno di questo nome” nella persona di Gabriele Santarcangeli a somministraci spunti sulle opere d’arte e il loro valore; per finire c’è anche un certo Franco Zomparelli che potrebbe avere il suo peso nella storia.
Insomma abbiamo certamente l’indagine colta nei suoi vari aspetti (non manca nemmeno la classica telecamera), ripeto, per scoprire il colpevole da parte di Liana, senza dimenticare l’apporto dell’irrefrenabile Zoe, ma soprattutto battute, spirito, giochi di parole, schermaglie, sorriso a go-go che escono fuori da una spensierata scrittura. E mi immagino quanto si sia divertita questa coppia di sposi più o meno novelli a buttar giù il presente gialletto leggeretto che si legge in un balletto.
E allora buona letturetta!
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