Anello di piombo di Piero Colaprico, Mondadori 2024.
Milano anni ottanta. Si parte dal diario di Sebastiano Nesi, ispettore di polizia detto Tanone o Tano da morire, che racconta il caso dell’uccisione di Eleuterio Rupp conosciutissimo e apprezzato medico psichiatra ucciso dentro il suo maggiolino da quattro proiettili di una calibro 38 sotto casa sua in piazza Fratelli Bandiera. Viene accusato il dottore Bruno Accursio che aveva spedito lettere di minaccia al defunto ma Nesi non ne è convinto. E in seguito lui stesso troverà la morte nel bagno di un appartamento colpito da sei proiettili, cinque all’inguine ed uno in fronte. Responsabile il poliziotto Nunzio Fratoianni impiccatosi alla porta del bagno. Di mezzo una donna, più precisamente Martina Noja, sovrintendente della Narcotici…
Qualche anno dopo l’ispettore Francesco Bagni cercherà di risolvere il caso di Rupp soprattutto attraverso la lettura del diario. Nesi, suo maestro e mentore, deve avere nascosto qualcosa di importante proprio tra le righe del diario stesso e allora occorre leggerlo, studiarlo, analizzarlo, scoprire ciò che è stato volutamente camuffato. Soprattutto in certe citazioni letterarie o meno tratte da Edgar Allan Poe, Shakespeare, Ibsen, X, Battisti, Apuleio, Nietzsche. Ed ecco piano piano venire a galla “una sigla misteriosa e fetente, chiamata Anello”. La faccenda si complica…
Lo stesso Bagni, uomo profondamente solo e sofferto, rischierà la vita in una Milano degli anni ottanta dopo tutto il casino passato del terrorismo, della bomba di piazza Fontana e degli anni di Piombo ancora imbrigliata in certi ambienti politici o meno di malaffare e di servizi segreti deviati. Siamo di fronte al doppio Stato, quello legale e quello occulto, illegale, dove “se hai i soldi allora conti, se non li hai sei fottuto”.
Buona lettura
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