I misteri della camera chiusa di Rino Cammilleri, Mondadori 2024.
Siamo di fronte a ben venti racconti sul classico mistero della camera chiusa. E allora camere chiuse da tutte le parti, in tutti i luoghi e in tutti i tempi dove c’è sempre il morto ammazzato e il rovello di come abbia fatto l’assassino. Ideale soprattutto il gabinetto o latrina che dir si voglia (trovato in diversi racconti) e dunque occhio lettori quando vi ritirate nel vostro spazio ponzatorio (qui, prima dell’eventuale fine vita, potreste dilettarvi con Crimini e misteri da risolvere mentre fate la cacca di M.Diane Vogt) che non è sempre così intimo e sicuro.
In tutti i luoghi, dicevo, come nelle case, nei palazzi, sulle navi, nel castello, in un convento e così via, e in tutti i tempi per il semplice fatto che l’istinto omicida ci segue fin dai primordi. Per esempio possiamo trovarci al tempo del regno di Artaserse II o dell’Antico Regime in Francia o dell’impero romano o, naturalmente, ai giorni nostri tanto per portarne solo qualcuno.
I mezzi per far fuori il malcapitato sono diversi: coltelli, frecce, baionetta, strangolamento, impiccagione…(si può morire anche per il crollo del pavimento) ma viene usato soprattutto il veleno, ovvero vari tipi di veleno (dall’arsenico al Silfio antiabortivo, dalla “spongia somnifera” all’idrato di cloralio), sfruttato in qualsiasi modo inserendolo, magari, attraverso un forellino nello spray nasale del morituro!
Ad indagare personaggi noti e meno noti come il pirata John Drake fratello del più famoso Francis Drake, il commissario Giuseppe Lucane per gli amici Peppiniello, don Gaetano Alicante, il commissario capo Gaspare Pincus, l’inquisitore domenicano Corrado da Tours, l’investigatore Rocco Caldani, il delegato di polizia di Sua Maestà Vittorio EmanueleII e Shylock Homer con il sergente O’ Malley che ci ricorda qualcosa…Ognuno con le sue belle e brave caratteristiche fisiche e mentali messe bene in risalto.
Spesso è un particolare della scena o della storia a far scattare qualcosa nella mente di chi indaga. Magari un merlo indiano, un pesce, un bottone, il fuoco greco, una pupilla cerulea, un punto scuro sul glande del pene (giuro), la “Settimana Enigmistica” con due parole cerchiate dal morto oppure un messaggio piuttosto strano di una segreteria telefonica.
Il tutto fomentato da certi sentimenti dell’animo umano come l’odio, la rabbia, la gelosia, la vendetta, la voglia di impossessarsi di qualcosa (che forse nemmeno c’è) tra brivido, dubbi, pensieri e ripensamenti di chi deve risolvere il difficile problema fino a quando si accende la classica lampadina. Non manca nemmeno il sorriso, l’ironia, la presa in giro, la macchietta. Insomma il divertimento della scrittura che fila via liscia e leggera facendomi immaginare come se la sia goduta l’autore mentre buttava giù questi racconti.
Buona lettura.
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