Il recentissimo n. 61 della rivista Sherlock Magazine (per acquistarla clicca qui.), curata da Luigi Pachì, contiene un corposo articolo di Luigi Siviero in cui vengono presentati “Interviste e articoli inediti in Italia su Arthur Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes”. I documenti, tradotti dallo stesso Siviero, sono stati prodotti mentre Arthur Conan Doyle era in vita. Tra essi spiccano un articolo e un’intervista di Joseph Bell, il medico che ispirò il personaggio di Holmes, un intervento del critico Harry Thurston Peck, e la testimonianza di Herbert Greenhough Smith, il direttore di The Strand Magazine, la rivista che ospitava i racconti di Doyle. Sembra superfluo sottolineare l’importanza di questo materiale storico, dal quale emergono spunti, notizie e curiosità di assoluto interesse.
Riprendo qui un aneddoto, raccontato da Greenhough Smith e riportato nella chiusura del lungo articolo, che si riferisce a una piccola diatriba sorta a proposito di una dichiarazione di Doyle sul fatto che la metà del secolo cadesse il primo gennaio 1850. Alcuni lettori fecero notare che in realtà la metà del secolo cominciava il primo gennaio del 1851. Doyle rispose confermando la sua opinione: “La metà del secolo cade il 1° gennaio 1850. Il secolo finisce il 31 dicembre 1899.”
Da parte sua, il direttore dello Strand riteneva che il secolo finisse il 31 dicembre del 1900 (e dunque che il secolo nuovo cominciasse il primo gennaio del 1901). Qual è la verità? Le due interpretazioni sono frutto di due modi diversi di vedere le cose. Com’è ben noto, il calendario gregoriano computa gli anni a partire dalla nascita di Cristo, che viene collocata tradizionalmente alla fine dell’anno solare (25 dicembre).
Dal momento che il primo anno dopo Cristo comincia il primo gennaio dell’anno 1 (perché non c’è un anno zero) è evidente che i cento anni di cui il primo secolo è composto finiscono il 31 dicembre dell’anno 100. Per confermare il conteggio, basta procedere di 10 in 10. Ne deriva che il Milleottocento finisce il 31 dicembre del 1900, e non il 31 dicembre del 1899. I lettori di Doyle avevano dunque ragione a volerlo correggere? Sembrerebbe di sì. Tuttavia, se a qualcuno venisse chiesto di dire quando è cominciato il Millenovecento, molti direbbero: “Il primo gennaio del 1900, è ovvio.”
Questa risposta deriva dagli stessi motivi per cui molti di noi sono portati a pensare che il secondo millennio sia cominciato il primo gennaio dell’anno duemila. D’altronde, gli anni 2000 sono appunto il decennio che va dall’anno 2000 all’anno 2009. E allora? Proviamo a fare il confronto con il conteggio dell’età. Quando noi diciamo di avere (ad esempio) cinquant’anni, vogliamo dire che abbiamo completato il cinquantesimo anno di vita e siamo andati oltre. Perciò, in realtà, abbiamo più di cinquant’anni. Nel caso dell’età, prima di dire che un bambino ha un anno aspettiamo che abbia compiuto un anno, e fino a quel momento computiamo la sua età in mesi, cioè in frazioni di anno. Quindi, rispetto al calendario, usiamo un conteggio diverso. Un bambino appena nato è nell’anno zero, mentre il primo secolo dopo Cristo comincia con l’anno uno.
C’è qualcosa, in questa differenza di conteggio, che possa giustificare o spiegare l’idea istintiva che il vecchio millennio sia terminato alla mezzanotte del 1999? Il fatto che il calendario gregoriano anticipa l’anno alla sua prima frazione (diversamente da come si fa per l’età), attribuendo così una dignità di anno a un lasso di tempo che in realtà è meno di un anno, potrebbe comportare una sorta di correzione inconscia che ci porta a inserire nel computo un “anno fantasma” che possa compensare l’assenza dell’anno zero? Questa spiegazione non è molto convincente, e in realtà non credo che la divergenza sia il risultato di una differenza di conteggio.
L’impressione che ci porta a far coincidere l’inizio del secolo scorso con il primo gennaio dell’anno millenovecento si impone in modo immediato proprio perché non dipende da un conteggio, ma si basa sull’analogia tra il Millenovecento, inteso come secolo, e il 1900 inteso come anno. I due numeri essendo identici, è pressoché inevitabile farli coincidere, facendo così coincidere anno e secolo. Così, l’editore di Sigmund Freud postdatò al 1900 (per farlo uscire nel “nuovo secolo”) il libro “L’interpretazione dei sogni” uscito il 4 novembre del 1899.
Allo stesso modo, il Duemila e l’anno 2000 coincidono nelle cifre, perciò ci portano a far coincidere l’inizio del secolo, l’inizio del millennio e l’inizio dell’anno. Del resto, ricordiamo tutti come l’anno 2000 sia stato considerato come una svolta epocale tra due millenni, oltre che tra due secoli, e a pochi venne in mente di correggere il tiro sulla base del mero calcolo aritmetico.
Così, ora sappiamo perché Conan Doyle, come molti di noi, preferiva pensare il 1900 come l’alba del nuovo secolo, perché quando si reagisce d’istinto non si può stare a pensare ai calcoli, e perfino dopo aver calcolato l’impressione che il 2000 appartenga di diritto al Duemila rimane intatta, dato anche (come dicevo) che gli anni duemila, ovviamente, comprendono anche l’anno duemila. Il fatto che esistano queste modalità immediate di reazione, che non si basano sul ragionamento, è alla base della nostra capacità di lasciarci prendere da una storia.
Naturalmente questo non ci impedisce come lettori, in particolare come lettori delle storie di Conan Doyle, di trarre piacere anche dai ragionamenti applicati alle storie che abbiamo letto, ma questi ragionamenti vengono dopo, e l’eventuale mancanza di precisione non è certo in grado di rovinarci la lettura.
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