L’editore Adelphi, impegnato nella riedizione dell’opera completa di Raymond Chandler, ha da poco riproposto in libreria Finestra sul vuoto (The High Window), nella nuova traduzione di Gianni Pannofino.
Terzo romanzo con Philip Marlowe protagonista, Finestra sul vuoto è uscito nel 1942 e giunto nel nostro Paese nel 1953. L’Autore ci aveva lavorato per circa due anni, interrompendone spesso la stesura per dedicarsi a quello che sarebbe divenuto il suo quarto romanzo, La signora nel lago (The Lady in the Lake, 1943).
Avrebbe originariamente dovuto intitolarsi The Brasher Doubloon e, a differenza di quanto verificatosi in precedenza, sfruttava solo in minima parte spunti narrativi presenti nei racconti già pubblicati dallo stesso Chandler.
L’investigatore privato Philip Marlowe viene incaricato dalla ricca vedova Elizabeth Bright Murdock di recuperare una moneta rara e preziosa, il doblone Brasher, che ritiene le sia stato rubato dall’ex moglie di suo figlio. Il detective si troverà così coinvolto in una vicenda drammatica e complessa, in cui abbondano omicidi e colpi di scena, che ruota attorno a un oscuro segreto e culminerà con la scoperta del vero colpevole di un risalente delitto.
A dispetto della ricchezza della trama e delle suggestioni che la caratterizzano, l’Autore, spesso ipercritico nei confronti della sua opera, non riservò a Finestra sul vuoto parole lusinghiere. “Mi dispiace, ma credo che il mio libro non sarà per voi un grande acquisto”, scrisse il 15 marzo 1942 a Blanche Knopf, moglie e collaboratrice dell’editore Alfred Knopf. “Non c’è azione, non ci sono personaggi simpatici, niente di niente. L’investigatore non fa nulla.”
Il 16 aprile 1949 indirizzò ad Alex Barris, corrispondente del New Liberty Magazine di Toronto, una lettera nella quale si legge: “Credo che Farewell My Lovely [Addio, mia amata, 1940] possa venir considerato il migliore dei miei romanzi e The High Window il peggiore.” Salvo aggiungere, subito dopo, che “ho conosciuto gente che avrebbe capovolto un simile giudizio.”
Il fatto che risulti forse meno complesso, dal punto di vista della trama e dello stile, rispetto a opere precedenti e successive, non rende però Finestra sul vuoto un romanzo trascurabile nella produzione di Chandler: in esso i tratti della sua poetica risultano efficacemente declinati, si ritrova la consueta disinvoltura dello scrittore nell’evocare la prospettiva del suo personaggio principale (tra alter-ego e proiezione idealizzata) e l’affascinante universo in cui si muove: “Sapevo soltanto che quella casa era la residenza di Mrs. Elizabeth Bright Murdock e famiglia, e che la signora voleva ingaggiare un detective privato come si deve, di quelli che non fanno cadere la cenere del sigaro sul pavimento e non vanno mai in giro con più di una pistola.”
Due le versioni cinematografiche del romanzo. La prima vede curiosamente come protagonista non Philip Marlowe ma Michael Shayne, il private eye delle opere di Brett Halliday, cui negli anni Quaranta è stata dedicata una fortunata serie di pellicole interpretate da Lloyd Nolan: Michael Shayne e le false monete (Time to Kill, 1943), diretta da Herbert I. Leeds.
La seconda, La moneta insanguinata (The Brasher Doubloon), diretta nel 1947 da John Brahm su sceneggiatura di Dorothy Bennett e Leonard Praskins, è interpretata da George Montgomery, Nancy Guild, Conrad Janis e Florence Bates.
Titolo: Finestra sul vuoto (The High Window, 1942)
Autore: Raymond Chandler
Traduttore: Gianni Pannofino
Adelphi, 2024 – Collana: Fabula (399), pp. 268
ISBN: 9788845938597
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