Occhi d’acqua di Domingo Villar, Ponte alle Grazie 2022.
Breve riepilogo tratto dagli appunti. Siamo a Vigo, in Galizia, con l’ispettore Leo Caldas calmo, sereno ma nello stesso tempo deciso (partecipa anche ad una trasmissione radiofonica) e l’aiutante Rafael Estévez impetuoso e irascibile a formare una coppia bene assortita. Poi abbiamo il morto ammazzato Luis Reigosa, un musicista gay con gli occhi azzurri come l’acqua di mare, trovato nudo nel suo letto dalla donna delle pulizie. Una morte tremenda, dolorosissima mediante puntura con formaldeide ai genitali.
Butto giù veloce mettendo in rilievo gli aspetti più caratteristici. Si indaga in giro tra case di prodotti farmaceutici, bar, pub e locali notturni, e poi abbiamo la buona cucina, la bellezza del paesaggio, le passeggiate, la luce che non si accende, il tassello, il tassello che manca, i ricordi che arrivano improvvisi, la squadra con i vari personaggi ben scolpiti tra cui il superiore rompipalle (un classico), l’uomo dai capelli bianchi, ecco, forse ci siamo, un pezzo grosso da incastrare, qualcuno che può fornire preziose informazioni e viene fatto fuori, il computer, le foto, le strabenedette foto, il ricatto, ancora il particolare che sfugge, che non arriva e poi, zac! eccolo all’improvviso, una frase, una frase rivelatrice tratta da un testo filosofico e il cane, già l’animale, tipico di tante storie poliziesche, che fa capire…
Insomma siamo di fronte al classico format poliziesco ben costruito con le svariate, conosciute caratteristiche e l’immancabile colpo di scena finale a rimettere tutto in discussione.
Scrittura semplice, snella, sicura di sé con qualche punta di amarezza e sorriso, una storia di vita, di scelte che si fanno per mantenere certe “forme”, quella “facciata” rispettabile che si è conquistata.
Una piacevole lettura.
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