Bell’abissina di Carlo Lucarelli, Mondadori 2022.
Ottobre 1937. La “Squadra Fognature” della “Presidenziale”, che si occupa di perlustrare il sottosuolo di strade e piazze dove passerà il Duce, trova proprio in una fognatura lo scheletro di una donna sgozzata e scarnificata.
Aprile 1940. Tre anni più tardi la guardia Labruna, alias Roccia, alias il tarchiato, ripensa continuamente alla terribile scoperta di quel corpo, probabilmente di Marianella, una bambina scomparsa. Qualcosa, però, non torna. Marianella viveva al Quadraro ma il corpo era stato trovato a Prato dall’altra parte della città. Uccisa con la gola tagliata a forza. E non era una bambina. Era una nana, Ninchi Adele, detta Lina, di diciotto anni a servizio nella villa di Francone Brandimarzio proprio davanti al tombino del crudele ritrovamento.
E qui entra in gioco il commissario Marino, “segretamente e attivamente antifascista col nome di battaglia Locàrd”, che dirige il commissariato di Cattolica. Sarà lui a iniziare le indagini partendo da una visita al padrone della villa.
Non la faccio lunga. Francone Brandimarzio, imprenditore “ammanicato con il regime e arricchitosi nelle colonie africane”, si ritroverà infilzato su una inferriata di sbarre sotto una finestra della villa. Probabilmente suicidio. Che cosa c’è dietro a tutto questo?…
Al centro della scena si piazza il commissario Marino in lotta con uno spietato serial killer che persegue lo sterminio degli “imperfetti” avendo ucciso una nana, una sordomuta, una malata, una zoppa, e ora rischia la vita la bell’abissina meticcia Weini. Va salvata ad ogni costo anche mettendosi contro certe forze del regime e rischiando la vita. Non mancheranno per lui momenti di dubbio, di incertezza (tra l’altro è già stato lasciato dalla moglie) mentre si accarezza il mento o gioca con la cimice, il distintivo del partito sul bavero della giacca con la punta del pollice e dell’indice. Piccoli tocchi per renderlo più vicino a noi. Dubbi, dicevo, e perfino desiderio di fuggire, ma poi estremamente deciso ad andare fino in fondo per salvare una vita umana.
Dunque al sodo una classica lotta contro un serial killer che abbiamo già incontrato tante volte. Ma in questo caso, come spiega l’autore durante una intervista, non si tratta più di un “effetto speciale”, perché “il sangue, la paura, il male assoluto” servono “per parlare di qualcos’altro”. Di un mondo di violenza, di brutalità, di malaffare e corruzione. Con la mano alzata verso il Duce.
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