La collana “I Classici del Giallo Mondadori” di maggio (n. 1456) presenta: Il suo nome era Morte (His Name Was Death, 1954), di Fredric Brown.
La trama
Joyce Dugan, una bella ragazza di ventitré anni, è impiegata in una tipografia di Santa Monica Boulevard. Alle dipendenze del titolare, il signor Conn, si occupa della corrispondenza e della contabilità, e di semplici lavoretti come ripiegare e imbustare materiale ordinato dai clienti. È questo che sta facendo alle quattro di un venerdì pomeriggio di febbraio, un’ora prima della chiusura. Ha tante cose per la testa, Joyce, mentre le mani delicate si muovono veloci piegando volantini pubblicitari. Il pensiero gradevole del fine settimana imminente. Il ricordo doloroso, anche se via via meno frequente, del marito morto da parecchi mesi, e insieme il desiderio di ricominciare, di incontrare un uomo che la ami e torni a renderla completa. Ancora, la lite con la padrona di casa e la disdetta comunicata in modo precipitoso, sicché ora dovrà trovare in fretta una camera in una pensione o traslocare in un albergo. Poi il trillo di un campanello le annuncia che qualcuno ha aperto la porta del negozio. Nei successivi dodici minuti, Joyce compirà un gesto destinato a far scorrere molto sangue. Forse anche il suo.
L’incipit
Il suo nome era Joyce Dugan, e alle quattro di quel pomeriggio di febbraio non immaginava che prima dell’ora di chiusura avrebbe compiuto un gesto destinato a causare una catena di delitti.
Era una bella ragazza. Un metro e sessanta, cinquantacinque chili ben distribuiti, carnagione chiara, luminosa e liscia come quella di un bambino. Capelli biondi morbidi e ondulati, piuttosto lunghi. Naso leggermente all’insù, con qualche lentiggine chiara sopra e intorno. Bocca che sembrava baciabile, e lo era.
Mani delicate, veloci come topolini bianchi nel ripiegare le brochure pubblicitarie sul banco davanti a lei.
Joyce indossava un abito di lino con le maniche corte, ancora candido e senza una grinza alla fine dell’operosa giornata. Formava un grazioso quadretto, intenta al lavoro; peccato che nessuno fosse lì a vederla. Era sola nella piccola tipografia sul Santa Monica Boulevard. Il signor Conn, l’uomo che gestiva il laboratorio, era uscito un po’ presto, quel giorno; da un quarto d’ora appena.
Fuori, aveva finalmente deciso di non piovere e il sole, che era stato nascosto tutto il giorno dietro le nubi, splendeva luminoso mentre declinava verso l’oceano, in fondo al boulevard.
Joyce guardò con nostalgia quel sole oltre i vetri non troppo puliti della porta e della vetrina, augurandosi che fosse già trascorsa un’altra ora. Abbassò lo sguardo sulla pila di volantini ancora da piegare e si domandò se sarebbe riuscita a finirli in un’ora. Forse sì, decise, purché si fosse affrettata. Lo sperava, perché non le piaceva affatto lavorare dopo l’orario, e le brochure bisognava finirle.
L'autore
Fredric Brown (1906-1972), statunitense, dopo aver svolto molti mestieri si è dedicato, dal 1947, a tempo pieno alla letteratura. Considerato uno dei più geniali autori di poliziesco e fantascienza anche per l’inconfondibile vena umoristica, ha firmato romanzi e racconti memorabili affermandosi in particolare come un maestro della short story. Nel 1948 con il suo primo mystery ha vinto il premio Edgar.
Extra
All’interno, il racconto L’acquarello della regina di Emilia Covini, vincitore del premio Giallo Stresa 2021.
Info
Il suo nome era Morte di Fredric Brown (I Classici del Giallo Mondadori n. 1456), 176 pagine, euro 5,90 – Traduzione di Sem Schlumper
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