Il menestrello di Notre Dame di Patrizia Debicke e Alessandra Ruspoli, Delos Digital 2021.
Dopo L’enigma del fante di cuori ambientato a Londra nei primi del Settecento, ecco ancora madre e figlia impegnate in un secondo lavoro, sempre nello stesso secolo, questa volta a Parigi (ma Londra è comunque vicina e vi incontreremo personaggi già conosciuti).
Inizio frenetico dal punto di vista amplessuale (mio conio). Siamo al Palais Royal durante una cena privata del duca d’Orléans, Reggente di Francia per il piccolo re Luigi XV, dove il conte Francois Jules de Beauvilliers se la spassa mica male. E’ giovane, bruno, alto, slanciato, atletico, occhi blu e naso nobile leggermente aquilino. Insomma ha tutto per attirare il gentil sesso che se lo vuole coccolare. Sarà uno dei personaggi principali a contrastare il terribile Menestrello di Notre Dame che lascia dietro di sé una scia di morti insieme ad una filastrocca. Ed ecco arrivare il terzo morto strangolato, ovvero il Visconte de Jouet anch’egli, come i due precedenti, amico del duca d’Orléans.
Una bella gatta da pelare per il nostro dongiovanni chiamato a far luce sull’accaduto dall’Abbé Dubois, consigliere del Reggente. Intanto deve recarsi in Inghilterra a conoscere suo nonno, il duca di Langley, di cui non ha saputo niente per trent’anni e di cui è erede. E qui avrà un contatto, fra gli altri, con il conte Donagall, che da tempo dirige la rete inglese di spionaggio del re Giorgio I ed è venuto in possesso di una certa filastrocca. Con lui sarà esaminata la situazione generale del momento: in certi ambienti francesi si vede di malavoglia il Reggente, “l’invidia serpeggia fomentata dalla Spagna”, “il cardinale Alberoni è una loro creatura e Cellamare, il loro braccio destro a Parigi”. Bisogna fermare il Menestrello e una possibile congiura. Intanto i nomi delle vittime potrebbero trovare, secondo l’interpretazione della filastrocca, richiami nella stessa Cattedrale…
Per smascherarlo al ritorno in Parigi, tra l’altro con il titolo di Lord Spau, occorre qualsiasi appoggio, anche una sua amante o l’aiuto di un particolare “ragazzo”, insieme a qualche idea sottile, magari un diversivo come quello di fingersi traditore durante la Grande-Nuit al castello di Sceaux della duchessa du Maine. Basterà?… perché il Menestrello è davvero astuto e ribatte colpo su colpo.
Una filastrocca, nel solco di una consolidata tradizione del romanzo poliziesco (mi viene subito in mente S.S. Van Dine), dà il via a questa storia complessa che si interseca perfettamente nella politica e nella società del tempo dove si vive nell’agio e si muore di fame, costellata di spie, doppiogiochisti, intrighi, tranelli, travestimenti, passaggi segreti, veleno e tradimenti. In un ambiente reso perfettamente credibile dalla sapienza delle due autrici tra feste, festini, pranzi, cene, balli e incontri focosi.
Si gode e si respira appieno l’atmosfera del Settecento nei più piccoli particolari, sia per quanto riguarda l’esterno e l’interno, gli adornamenti, le vesti, la cucina e gli stessi personaggi, di alto o basso lignaggio, vengono sbalzati efficacemente con le loro caratteristiche, compresi i tic e le manie, rimanendo scolpiti nella memoria. Giallo classico e spy-story a braccetto con i dubbi, le incertezze, i ripensamenti, l’assillo, il movimento, gli scontri, i feriti, i morti e la paura caratteristici dei due generi letterari. Storia vera, fantasia e finzione che lasciano spazio anche a certi momenti grotteschi ed esilaranti di vita quotidiana tali da indurre al sorriso (mi vengono subito in mente il cerusico e il carrettiere). Con l’inevitabile domanda che assilla il lettore lungo tutto il racconto “Ce la farà il nostro Francois a sventare il complotto e scoprire l’identità del crudele Menestrello?”. Una vera partita a scacchi fra i due dove in gioco è la vita o la morte.
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