Sulle origini del personaggio di Antonia Lake ho già scritto più volte. Vi rimando a IO SONO IL PROFESSIONISTA che è un po’ la bibbia della serie. Non ho mai pensato coscientemente che avesse legami con Sonja di Rogatine, Red Sonja per intenderci, ma adesso che ci ripenso, sicuramente l’imprint della donna guerriera probabilmente nasce da lì.
Antonia è uno dei miei personaggi femminili più complessi. Forse perché è molto semplice. Di fondo è una “cattiva” che per convenienza è passata dalla parte dei buoni. Se pensate che non abbia più sorprese, aspettate la prossima annata del Professionista e vedrete…
Nel frattempo il Professionista Story 31 (da febbraio in edicola) è l’occasione per rileggersi Vladivostok Hit che è un’avventura in solitaria ed è anche un trait d’union tra le avventure del personaggio nella serie “Vlad” e la sua trasmigrazione nella collana de “Il Professionista”. Una storia che inizialmente doveva essere l’esordio di una serie spin-off, poi mi resi conto che come narratore “masculo” potevo creare dei convincenti personaggi femminili come comprimari, ma alla lunga una serie sarebbe stata difficile.
È anche una vicenda action con una marcata componente horror. Era l’epoca di Hostel (2005) di Eli Roth e, sicuramente, qualche impronta c’è. Ma anche di altre cose, non per nulla torna Yaponchik con un personaggio che “è lui e non è lui” al tempo stesso.
Mi piaceva questa idea del posto in Russia, ai confini del mondo, in cui una donna “marcia dentro” come Antonia trova una sua condizione positiva. Un episodio che segna il passaggio del personaggio da una serie all’altra, da un ruolo a un altro. Carico di ambiguità comunque.
Poi viene Pietrafredda, che in origine era un romanzo breve che mi commissionò Luigi Bernardi davanti a un caffè una mattina milanese prima della presentazione di un suo romanzo (Senza luce, mi pare). Con quel suo aspetto sornione mi disse: «eh, tu che scrivi tanto, una storia per Perdisa Pop potresti anche farla». Vecchia volpe, amatissimo Maestro, come fossi io a fare un piacere a lui e non il contrario. Eh sì, conoscevo la collana e speravo proprio che si concretizzasse la possibilità di parteciparvi. Ma certo che l’avrei scritto.
Così andai a recuperare un racconto pubblicato in appendice a Beirut Gangwar ("Segretissimo" n. 1542), un divertissment che si chiamava Rififi a Pigalle che raccontava di certe mie esperienze nella Parigi proibita e si rifaceva al noir alla Jean Gabin, e alla Lebreton. Trovai uno spunto interessante che si intrecciava con la produzione del Professionista che si svolgeva a Gangland. Insomma, c’erano una serie di spunti interessanti. Mi misi d’impegno (per la verità lo faccio sempre) e scrissi una storia molto “mia” che poi ha costituito una delle linee portanti del Professionista, come si è sviluppato dal 2010 a oggi.
Prima di tutto c’è proprio Parigi (tornerò…) e tutta l’influenza di quel polar che tanto mi affascinava, ma anche luoghi, personaggi di una città che ho vissuto intensamente per trent’anni (di nuovo: tornerò!). Pietrafredda, che poi era il nome usato dal Professionista per questo fuori collana, è un personaggio più dolente di quanto a volte non appaia in certe avventure. Un uomo innamorato, profondamente ferito, uno che vuol vedere il cadavere del suo nemico. E oggi quella storia torna inserita nella continuity per spiegare a molti le ragioni per cui, sino al 2016, Chance non è potuto tornare a Parigi.
La saga di Pietrafredda riscrive sia il romanzo originale collandolo con Rififi a un frammento di Contratto veneziano e a Sanguenero, che ne è la logica prosecuzione di ambiente ligure. Lavorarci mi ha affascinato, trascinato e un pochino commosso. La mia speranza è che faccia lo stesso effetto anche a voi. Ciao Luigi, da dove sei spero che apprezzerai…
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