Intervista a Tiziana Prina che ci racconta di un giallo che nel gennaio 2020 ha raggiunto il primo posto nella classifica dei bestseller crime di Deutschlandfunk e di Frankfurter Allgemeine Zeitung e da cui è stato tratto il film omonimo del regista Jean-Paul Salomé, con Isabelle Huppert come protagonista uscito il 9 settembre nelle sale francesi.
Andiamo a scoprire una nuova opera della letteratura gialla con la collana Oltreconfine della casa editrice Le Assassine. In questa occasione vi facciamo conoscere La bugiarda, per la prima volta in versione italiana, e la sua autrice Hannelore Cayre.
Tiziana, partiamo proprio dalla scrittrice e dal suo spirito graffiante. È un personaggio curioso, se vogliamo anche bizzarro, non trovi?
Sì, direi molto particolare. La prima edizione francese del libro aveva lei in copertina, vestita da araba. Si era fatta fotografare dalla figlia in un parcheggio della banlieue parigina per presentare il personaggio principale del suo romanzo. Poi, l’ultima volta che ci siamo parlate e dovevamo fare un’intervista via zoom, mi ha raccontato che si trovava nella sua nuova casa di campagna e che non le funzionava l’acqua, per cui non poteva lavarsi i capelli, e quindi niente intervista. Sembra una cosa sciocca, ma se pensate che non ci eravamo mai conosciute prima, poteva anche accampare un’altra scusa, essere meno spontanea.
Di fatto, dietro a quell’aspetto “politicamente scorretto”, l’autrice tratta temi delicati e di spessore. Vuoi parlarci degli spunti di riflessione che lancia ai lettori?
Sono diversi gli spunti seri e di riflessione che il romanzo offre, pur avendo i tratti quasi di una commedia poliziesca. C’è il tema dei genitori anziani non più autosufficienti e di un welfare sempre più ristretto, per cui la protagonista deve non solo pensare alle figlie, ma anche al mantenimento della madre in una casa di riposo di proprietà di un fondo americano, interessato essenzialmente al profitto e non alla salute degli ospiti della struttura. C’è poi il tema dell’immigrazione e dell’illusione dell’integrazione che viene sbandierata come una realtà, ma che per la maggior parte dei giovani provenienti dalle colonie francesi resta solo un sogno.
Infine c’è il tema di una donna matura che deve difendere la propria indipendenza economica con le unghie e con i denti ricorrendo a un lavoro pagato in nero e senza sicurezza sociale. Tutti temi che ci sono ben noti, direi.
Nel libro Patience Portefeux è un'interprete franco-araba specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga. Un giorno, mentre ascolta le intercettazioni di una famiglia di trafficanti marocchini, la sua vita avrà una svolta inattesa. Quali sono i principali turning points nella narrazione?
Di turning points il libro ne ha parecchi ed è per questo che non annoia mai. Certamente il più importante è quello in cui Patience si rende conto che la madre del trafficante marocchino che lei sta intercettando per la squadra narcotici è anche l’infermiera che si occupa di sua madre non più autosufficiente. Poi ci sono l’incontro con la donna cinese che vive nel suo stesso palazzo e quello con i figli di due anziani che sono nella medesima casa di riposo della madre di Patience: anch’essi avranno un ruolo importante nella risoluzione dei suoi problemi. Ma anche il poliziotto, amante di Patience verso cui lei prova un amore tiepido, costituisce un turning point, perché rischia di mandare all’aria tutti i suoi piani.
Come è stata l’esperienza della traduzione?
Divertente, anche se a un certo punto ho dovuto ricercare una serie di termini utilizzati dagli spacciatori. A prima vista i loro dialoghi non avevano per me molto senso.
Secondo la tua visione da editrice quale valore aggiunto ha permesso a quest’opera di diventare un bestseller? Vuoi ricordarci i riconoscimenti di prestigio che ha ricevuto?
A parere mio, la storia è parecchio intrigante, scritta con molta ironia e verve. Inoltre è così viva da poterla quasi vedere. Non a caso da questo libro è stata tratta la versione cinematografica con Isabelle Huppert. Ma per tornare ai riconoscimenti, il libro ha ottenuto: le Grand prix de la littérature policière 2017, le Prix du polar européen 2017, le Prix des Lecteurs – Festival du Polar Vileneuve-lès-Avignon 2017, the Barry Award 2020 negli USA con il titolo The Godmother, the Crime Fiction In Translation Dagger 2020 in Gran Bretagna con il titolo The Godmother, Deutscher Krimipreis – International 2019 – primo posto. Nel gennaio 2020 ha conquistato il primo posto nella classifica dei bestseller crime di Deutschlandfunk e di Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Infine, dicci qualcosa in più della trasposizione cinematografica non solo nelle sale francesi ma anche in quelle italiane… ritieni che la sceneggiatura ricalchi fedelmente le pagine del libro?
Come accennavo prima, il libro è stato utilizzato per una trasposizione cinematografica con Isabelle Huppert. In Francia è stato al terzo posto tra i film più visti dell’autunno (è uscito il 9 settembre) e anche in Germania è andato molto bene. Doveva essere distribuito a novembre nelle sale italiane, ma purtroppo a causa del confinamento dovremo aspettare la primavera… però si può sempre leggere prima il libro.
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