Rito di sangue di Anne Perry, Mondadori 2019
Inghilterra 1870. Più precisamente nell’ufficio di un magazzino della zona portuale di Londra, “Il cadavere giaceva supino sul pavimento; nel petto gli era stata infissa una baionetta. Innestata su un fucile militare. Il morto sembrava in tal modo sormontato da un albero di nave spezzato, in procinto di crollare da un momento all’altro.” Ma non è finita qui. Le dita della mano destra sono tutte spezzate, le labbra asportate e ficcate in bocca, intorno diciassette candele con lo stoppino rosso (due delle quali viola scuro) che sembra intinto nel sangue. Un delitto raccapricciante e una bella gatta da pelare per il comandante Monk della polizia fluviale. Intanto trattasi dell’ungherese Imrus Fedor come dichiara il suo connazionale Antal Dobokai, farmacista che sa tradurre in inglese, ed era venuto a consegnarli una medicina.
Delitto efferato, crimine d’odio commesso sotto un impulso incontrollabile. Occorre sapere tutto il possibile sul morto, con l’aiuto di Hooper, braccio destro di Monk, e quindi via a parlare con i vicini. Viene a galla il problema del “diverso”, di colui che è nato in un’altra nazione e non è ben visto dagli inglesi. Comunque Imrus era un imprenditore “educato, niente debiti, nessun vizio, affabile, tranquillo, pulito, generoso.” Chi poteva avercela con lui? Allora bisogna considerare il numero diciassette delle candele. Che ci sia sotto una società segreta degli occultisti? Il colore viola significa, infatti, potere, un potere oscuro. Oppure, oppure la rabbia dei protestanti contro i cattolici ungheresi?…
Arriveranno, poi, altri morti uccisi con le stesse modalità a complicare ulteriormente un’indagine lunga e difficile. Il racconto si svolge su due piani: il presente ricco di atmosfera misteriosa, di paura, di scontri (la folla inferocita mette in pericolo anche Monk) e il passato che riaffiora angoscioso sia per lo stesso Monk (aveva perso la memoria nel 1856 subito dopo la guerra di Crimea), per la moglie Esther (infermiera durante quella guerra) e anche per il medico Herbert ossessionato da incubi, sospettato e processato. E qui si apre la fase processuale con l’accusa e la difesa a scontrarsi sfruttando tutte le loro capacità. Fino a quando…fino a quando il nostro Monk riesce a capire come siano andate veramente le cose. Perché c’è pure di mezzo la pedofilia…
L’idea fondamentale del libro è che le tragedie della guerra si ripercuotono inesorabilmente nell’animo di chi le ha vissute e che il pregiudizio, come pensa la stessa Hester ha, al fondo, la convinzione che il diverso, il differente costituisce una minaccia alla propria tranquillità. Problema, aggiunge il sottoscritto, vivo ancora oggi.
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