Verso l'ora zero (1944) di Agatha Christie Mallowan, Oscar Mondadori 1988.
Il celebre tennista Nevile Strange, all'apparenza colmo di rimpianto per l'ingiusto trattamento riservato a Audrey, la prima moglie, a causa dell'improvvisa infatuazione per Kay, la bellissima seconda consorte incontrata in Costa Azzurra e impalmata di gran corsa dopo un frettoloso divorzio, propone a Audrey di trovarsi tutti e tre insieme a settembre per la consueta visita a Gull's Point, la magione a picco sul mare dove lady Tressilian, l'anziana gentildonna che dopo la morte dei genitori l'ha tirato su come un figlio, vive da sempre (e dove il marito Matthew è affogato davanti ai suoi occhi, durante una gita in barca a vela).
Nonostante i dubbi e le resistenze della stessa Tressilian, contraria ai sistemi moderni e volgari di gestire le difficoltà – che dopo il divorzio della coppia ha sempre invitato Audrey in un periodo diverso da quello riservato a Kay e Nevile -, Audrey accetta l'invito nello stesso spirito con cui è stato fatto, perdono e riconciliazione, e in un settembre insolitamente afoso approda a Saltcreek, il pittoresco villaggio di pescatori sulla costa della Cornovaglia che ospita Gull's Point – o meglio, che Gull's Point domina dall'alto della collina come si conviene alle antiche fortezze – assieme alla nuova coppia.
A movimentare ulteriormente un soggiorno che già sulla carta appare complicato e che a rendere, fin da subito, davvero difficile concorreranno le goffe premure d'un emozionato Nevile per Audrey, il glaciale riserbo di questa e la divampante gelosia di Kay, cioè in una parola “l'eterno triangolo che ha preso dimora sotto il mio tetto” (come la vecchia Tressilian aveva previsto fin dall'inizio), ci saranno poi: il giovane Ted Latimer, amico d'infanzia di Kay e suo inesausto cavalier servente; la sobria Mary Aldin, lontana cugina e attuale dama di compagnia di lady Tressilian; e Thomas Royde, altro lontano parente appena tornato dalle Indie occidentali all'unico scopo di tentar la sorte con la nuovamente disponibile Audrey, cugina in secondo o terzo grado – in questo piccolo universo sono tutti un po' innamorati e consanguinei a un tempo, come nelle migliori società chiuse e disfunzionali… – che ama fin da bambino.
Claustrofobica benché confortevole, l'atmosfera della vecchia casa isolata sulla scogliera subisce le saltuarie interruzioni legate alle feste danzanti e ai trattenimenti serali che si svolgono nel vicino Easterhead Bay Hotel, obbrobrio architettonico sorto di recente in quest'appartato angolo di mondo per accogliere turisti e vacanzieri (“Sono contenta che Matthew non sia vissuto abbastanza per poterlo vedere” è la chiosa della Tressilian) e all'occasionale intrusione di ospiti esterni.
Una sera, a cena, appunto uno di questi, l'anziano avvocato Treves, amico di vecchia data dei coniugi Tressilian, a beneficio degli ospiti riesumerà dal proprio inesauribile repertorio di vecchie storie criminali la favola d'un bimbo omicida (un maschietto o forse una femminuccia, Treves ovviamente non lo specifica).
Scampato per la giovanissima età al rigore della legge ancorché colpevole senz'ombra di dubbio dell'assassinio d'un coetaneo – accidentale, secondo il verdetto finale della giuria; “particolarmente ingegnoso e progettato in ogni dettaglio” è invece il parere del vecchio avvocato – l'assassino d'un tempo è quindi presumibilmente tuttora in circolazione, magari con un altro nome. Treves, però, sarebbe ancora in grado di riconoscerlo ovunque, a causa d'un piccolo particolare fisico…
Il mattino dopo la Tressilian – che la sera prima, la stessa sera della visita di Treves, ha avuto un violento alterco con Nevile, accusato d'essere ancora innamorato di Audrey e di manovrare per lasciare l'attuale moglie e sposar di nuovo la vecchia – verrà trovata morta nel suo letto, uccisa da un colpo di bastone alla tempia vibrato con forza da un uomo o forse da una donna.
E morirà anche, appunto nell'albergo in fondo al villaggio di cui è ospite, l'avvocato Treves, che la sera prima un improvviso guasto all'ascensore, segnalato dal cartello appositamente destinato a questo scopo appeso alla porta (cartello di cui, però, il mattino seguente non resterà traccia e che la proprietaria dell'hotel negherà risolutamente d'aver usato) aveva convinto a farsi tre piani di scale per raggiungere la propria camera, nonostante una grave debolezza di cuore.
Chi ha ucciso dunque l'anziana lady, provocando forse la morte anche del cardiopatico Treves, la cui prodigiosa memoria aveva incautamente – o, forse, volutamente… – ripescato davanti agli attoniti convitati l'inquietante aneddoto sul piccolo assassino?
Questa la storia raccontata di Agatha Christie in Verso l'ora zero, pubblicato nel 1944 e più volte portato sullo schermo (ne esiste tra l'altro una versione italiana, un film per la tv con Giuseppe Pambieri e Alida Valli, e a questo romanzo s'ispira anche il film del '95 Innocent Lies di Patrick Dewolf, tradotto in italiano con Intrigo perverso).
Giallo privo degli investigatori fissi dell'autrice (c'è però il sovrintendente Battle, amico di Poirot, che a Poirot e alla sua passione per la simmetria s'ispirerà esplicitamente per individuare l'arma realmente usata per colpire lady Tressilian, a dispetto d'una serie di prove fabbricate ad arte), Verso l'ora zero accosta elementi consueti del catalogo di madame Agatha e ricorda da vicino almeno un altro paio di romanzi della Christie, Poirot e la salma e Le due verità: entrambi affollati di parenti reali o acquisiti, a vario titolo e per le più diverse combinazioni costretti a vivere insieme – o a trascorrere insieme un cruciale pugno di giorni – nella solitudine di queste grandi case immerse nella sonnacchiosa campagna inglese di fine estate o del principio dell'autunno, coi boschi d'aceri rossi che avvampano nella fredda luce dell'alba, il fuoco acceso nel caminetto, le vaste stanze gelide e il buio che s'addensa fuori dalle finestre a ghigliottina favorendo il compiersi dei più atroci delitti…
Stramazza per una bastonata in testa, pure lei, Rachel Argyle, ne Le due verità madre-padrona della sua piccola tribù di figli e figlie adottivi (cinque, di varia età, e ci sono poi un incolore principe consorte e una segretaria di belle speranze, un'infermiera di mezz'età e il marito invalido d'una delle ragazze) ospitata a Punta del Sole o meglio Punta della Vipera, com'è da sempre chiamata in paese quella strana casa bianca sul promontorio.
E si ritrova insieme per il week-end nella casa di campagna di lord e lady Angkatell il nutrito gruppetto di cugini londinesi protagonista di Poirot e la salma, con la giovane Henrietta vanamente insidiata dal cugino Edward – amato invece dall'altra cugina, la parente povera Midge – e amante clandestina dello sposatissimo medico alla moda John Christow, pure lui ospite degli Angkatell assieme a Gerda, l'insignificante mogliettina.
In Poirot e la salma Christow (cui la figlioletta Zena ha letto i tarocchi prima che babbo e mamma partissero per il week-end, scoprendo la carta della morte…) finirà quasi subito sparato, dando il via a un complicatissimo gioco di mosse e contromosse che darà filo da torcere all'esasperato Poirot. Citato programmaticamente fin dal titolo, stavolta infatti è lui a tener le redini dell'indagine, contrariamente a quanto previsto in Verso l'ora zero e Le due verità dove a investigare saranno, di fatto, due sconosciuti apparsi all'improvviso e del tutto estranei al nucleo familiare: Angus MacWhirter, uomo solo oppresso da un passato tormentoso, nel primo, e Arthur Calgary, scienziato di successo, nel secondo (entrambi alla fine impalmati dalle protagoniste ingiustamente sospettate e poi scagionate grazie all'appassionata quéste dei due cavalieri).
In Verso l'ora zero ci sono dunque la consueta ambientazione da camera chiusa (benché in realtà evadere sia possibile e fin troppo facile, col fiume che scorre sinuoso a due passi e tutto quell'insistere su traghetti e barche a noleggio), l'invariabilmente lussuoso décor degli arredi – con la bella casa inondata di sole degli Strange a Hindhead e i progetti di Kay per spazzar via il vecchio salotto di Audrey con una tappezzeria “bianco avorio… e cuscini azzurro pavone”, il fascino d'altri tempi di villa Tressilian, la “pacchiana ed esagerata bellezza” dell'albergo… – e il rintocco del sovrannaturale, con la premonizione dell'infermiera irlandese in apertura di sipario e la chiromanzia da salotto di Kay.
E c'è poi appunto tutto il complicato groviglio di rapporti di parentela e d'amore che concorre all'inesorabile convergere degli eventi verso l'ora zero che dà il titolo al libro: ovvero quando, secondo le parole del vecchio Treves, “tutto sembra convergere verso un punto prestabilito. E poi arriva il momento ed ecco… l'ora zero. Gli esseri umani… ce ne sono di tutti i generi, di tutte le qualità, di tutte le forme… Arrivano dalle parti più disparate… presi e irretiti da una storia… tutti hanno contribuito in piccola parte. E il tutto culmina in un processo per omicidio”.
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