Antonio Lanzetta, salernitano, dopo tre romanzi fantasy, Ulthemar. La forgia della vita (GDS, 2012), Warrior. La vendetta del guerriero (La Corte Editore, 2014) e Revolution. Il canto delle stelle (La Corte Editore, 2015), approda al giallo e al thriller con il racconto Nella pioggia, finalista al prestigioso concorso letterario Gran Giallo Città di Cattolica nel 2015, pubblicato poi in ebook da La Corte Editore, e infine, con la stessa casa editrice, la vera svolta, con i romanzi Il Buio Dentro (2016), I figli del male (2018) e ora, terzo romanzo della serie, da poco pubblicato, Le colpe della notte. Ma al di là della tua produzione letteraria, che persona è Antonio Lanzetta nella vita di tutti i giorni?
R: Citando Stephen King, sono solo un ragazzo a cui piacciono tanto i libri. Sono sposato, ho un passato molto intenso da musicista, amo i computer e l’informatica, ovviamente i libri, il cinema, lavoro come impiegato (n.b. perché in Italia con i libri ci mangiano al massimo in cinque o sei). Ah, dimenticavo… sono un convinto animalista. Gattaro, soprattutto.
Quando e perché hai iniziato a scrivere?
R: Ho iniziato a scrivere molto presto. Leggevo Terry Brooks e provavo a imitarlo. Sono sempre stato un lettore onnivoro, anzi più un lettore che uno scrittore, e questo mi ha aiutato a crescere. Dopo i primi romanzi per ragazzi e la mia partecipazione nel 2015 al Gran Giallo Città di Cattolica, ho capito che qualcosa nel mio modo di vedere le storie stava cambiando.
Come sei entrato nel mondo della scrittura?
R: Emulazione. Spesso gli autori rispondono a domande del genere appellandosi a voci interiori, al bisogno di esprimersi, di far uscire dal cassetto la storia che rappresenti appieno il proprio disagio esistenziale, ma per me non è così. A undici anni lessi Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie e ne rimasi folgorato. Passavo da un genere all’altro, da Mark Twain al fantasy, alla narrativa, ed ero attratto dai meccanismi nascosti nelle pagine dei libri. Costruzione dei personaggi, viaggio dell’eroe, i dialoghi. Il modo in cui ciò che leggevo poi prendeva vita nella mia testa, si tramutava in immagini. Questo era quello che volevo fare. Mostrare storie, più raccontarle.
Con La Corte Editore sembra esserci ormai un sodalizio ben collaudato. Puoi parlarci del rapporto che hai con il tuo editore?
R: Vengo dalla gavetta e continuo a fare gavetta. I diritti de Il Buio Dentro sono stati venduti all’estero, ho fatto firma copie in Francia e, guardando alle mie spalle, credo che non avrei ottenuto nessuna piccola soddisfazione dalla scrittura se non avessi studiato e creduto in me stesso. La Corte Editore è una casa editrice che è partita dal basso, proprio come me, e che ha saputo affermarsi, crescere di fiera in fiera, fino a diventare un validissimo editore “medio” che non teme la concorrenza dei grandi gruppi, che pubblica romanzi di qualità e ha un contatto diretto con i propri lettori. In altre parole, siamo cresciuti insieme.
Come abbiamo detto Le colpe della notte è il tuo ultimo romanzo. Puoi raccontarci la genesi di questo lavoro?
R: Le Colpe della Notte chiude il viaggio iniziato con Il Buio Dentro nella provincia remota di Salerno. È un thriller psicologico ma soprattutto un romanzo di formazione che racconta la vita dei personaggi, il modo in cui reagiscono alle difficoltà, come cadono e poi si rialzano. Potrei dilungarmi nel raccontarvi la trama, ma mi limito a invitarvi ad andare in libreria, sfogliare il romanzo e scoprirne da soli i contenuti, proprio come si faceva una volta, prima dell’avvento degli store online. È un libro che parla anche di me, come è giusto che sia, senza essere troppo invadente, e di morte.
Quanto c'è in questo romanzo, e magari in generale nelle tue opere, di scritto di getto e quanto di rivisto più volte? Insomma, qual è la tua “tecnica” di scrittura, se ce n'è una?
R: Mi approccio alla prima stesura solo se conosco il sentiero su cui voglio muovermi. Parto da un’idea di base, dai personaggi, e poi sviluppo una scaletta completa della trama, capitolo per capitolo, che uso come traccia durante la scrittura. Posso stravolgerla o inserire idee nuove in base alle intuizioni. Spesso parti in un modo e ti ritrovi a concludere in un altro, ma questo credo faccia parte del mestiere di scrivere.
Puoi descriverci una giornata tipo di scrittura?
R: Non essendo un autore a tempo pieno, lavoro di sera. Ovvero, torno a casa dopo dieci ore di “lavoro vero”, in ufficio e mi dedico alla scrittura prima e, se sono ancora vivo, dopo cena. La mia forza è la costanza: cerco di lavorare tutti i giorni, di scrivere sempre, anche solo una pagina al giorno. Sarà una pagina in più e questo mi basta. Avere una scaletta aiuta, perché non sei in ansia e non temi la pagina bianca, hai una traccia da seguire e devi solo concentrarti sulla scrittura. Poi ovviamente ci sono i week-end, le ferie, ed è in quelle occasioni che cerchi di dare il meglio di te, ricordandoti, ogni tanto, di vivere anche la vita reale.
Che importanza ha un agente letterario per un autore? Come sei venuto in contatto con lui? Consiglieresti un agente letterario a un autore alle prime armi?
R: Ho un’agenzia letteraria alle spalle, la United Stories Lt Agency, gestita dal mitico Luca Briasco (editor di straniera e traduttore di Stephen King e Joe Lansdale), Colomba Rossi (Collana Sabotage, Edizioni E/O) e dall’editor Francesca De Lena. United Stories è un’agenzia dall’impronta anglosassone che lavora molto sui testi in modo da accompagnare gli autori nel loro percorso di crescita. Sono arrivato all’agenzia grazie a un’autrice da essa rappresentata che fece leggere a Luca Briasco Il Buio Dentro. È difficile trovare un agente, ma fondamentale se si vuole diventare professionisti della scrittura. C’è tantissima competizione, molti scriventi, pochi scrittori e quindi quasi sempre i servizi di valutazione sono a pagamento. Per me è impossibile immaginare di voler essere un autore senza affidarsi a persone qualificate che ti aiutino a immergerti in questo grande acquario di squali che è l’editoria.
Puoi anticipare ai nostri lettori a che cosa stai lavorando in questo momento?
R: Sto lavorando alla scaletta del mio prossimo romanzo. Più scrivi, più diventi bravo, è per questo che mi sono promesso di non fermarmi mai, di non lasciare spazi troppo lunghi tra una pubblicazione e l’altra.
Alle tante ragazze e ai tanti ragazzi che vogliono intraprendere il mestiere della scrittura, che consigli ti senti di dare?
R: Leggere, leggere e poi ancora leggere. Non c’è altra strada per diventare autori. Puoi avere talento, aver frequentato tutte le scuole di scrittura del mondo, ma se non ami i libri, se non li ami davvero, se non ne sei dipendente, allora cambia strada. In tanti scrivono solo per vedere il proprio nome stampato su una copertina, per seguire mode o per sentirsi, a tutti i costi, qualcosa o qualcuno. Se inconsciamente ti accorgi di far parte di una di quelle categorie, allora stai sprecando il tuo tempo.
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