Il pozzo della morte di Ruth Rendell, Mondadori 2018.
Vita tranquilla per l’ex ispettore Reginald Wexford in pensione. Si dedica alle letture, gli piace la musica (soprattutto Bach e Händel), visita volentieri le gallerie d’arte, di solito con la moglie Dora. Vita tranquilla. Troppo tranquilla. A salvarlo dalla noiosa routine l’incontro casuale con Thomas Ede (Tom), vecchia conoscenza di poliziotto, ora sovrintendente investigativo. Urge una sua consulenza per un caso di omicidio. Nel pozzo di carbone di una storica villa in stile georgiano a St John’s Wood, ovvero l’Orcadia Cottage, sono stati rinvenuti due cadaveri decomposti di due uomini e due donne non identificabili. Nelle tasche dell’uomo più giovane fili di perle, un diamante e una collana di zaffiri. Sfida accettata con la stessa ansia e la stessa eccitazione di quando aveva cominciato il suo lavoro.
Sfida accettata ma indagine difficile, lunga, a ritroso nel tempo secondo il periodo di morte dei ritrovati, tre deceduti da circa dodici anni, il quarto solo da due. Difficile anche stabilire la loro identità, e dunque incontri e colloqui con i vicini e altri personaggi che attraverso le loro storie suscitano ricordi in Wexford (spunti sulla sua vita, sulle sue letture tra le quali, naturalmente, i gialli con i loro famosi detective, a volte cita pure le stesse parole tratte dai libri, vedi la Bisbetica domata).
Arriva qualche progresso, un indizio che tira l’altro a partire da un quadro con la dicitura “Marc e Harriet in Orcadia Place, di Simon Alpheton 1973”, una macchina americana vista nelle vicinanze, un giro tra i rivenditori di auto e le imprese edili, piano piano la trama che si ricompone, mentre la vita scorre con le gioie e i problemi familiari del nostro (una sua figlia viene accoltellata dal fidanzato).
La Rendell è protesa a delineare il quadro di una società che sta decisamente cambiando. A partire dalla stessa Londra piena di sorprese come le tante zone agresti, la strada a volte squallida e pacchiana oppure seria e dignitosa, un’area colonizzata da mediorientali e asiatici, donne velate o, addirittura, con il niqab che lascia scoperti solo gli occhi. I continui lavori in corso nella capitale sembrano non finire mai, la gente non conosce più i propri vicini, aumenta la violenza domestica e quella sui gay, di norma lo sfruttamento delle donne di servizio dell’est che spesso finiscono nei bordelli.
E’ anche nel passeggiare lungo questo ambiente di vita che arrivano i dubbi, gli assilli, i continui rimuginamenti di Wexford, insieme a quelli di Tom. Riflessione, ma anche azione con inevitabile pericolo. Ed ecco il fatto accidentale, il “caso” vero e proprio ad accendere nuova luce fino a quando…la classica spiegazione finale. Fra tanta tristezza qualcosa che va nel verso giusto. La vita continua.
Ruth Rendell è nata a Londra nel 1930. Sposata due volte, è vissuta tra Londra e la casa di Polstead, un villaggio nel Suffolck. Ha scritto il suo primo romanzo Lettere mortali, nel 1964. Oltre ai romanzi polizieschi con protagonista l’ispettore Wexford, ha pubblicato una serie di romanzi di grande potenza e forte tensione psicologica. Tra questi La morte non sa leggere, Il volto del peccato e Il mistero della brughiera, tutti pubblicati dal Giallo Mondadori. L’autrice è scomparsa nel 2015.
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