I ragni di ferro di Baynard H. Kendrick, Mondadori 2018.
Questa volta niente Duncan Maclain, il famoso investigatore cieco creato dall’autore, ma Stan Rice, ovvero l’investigatore Miles Standish Rice che arriva a pag. 46 alto e secco come uno scheletro, abbronzato, biondo e con gli occhi azzurri. Naturalmente per risolvere il caso di una morte…
Ma partiamo dall’inizio. Dall’ingegnere squattrinato Donald Buchanan che accetta come lavoro di sorvegliare la centrale elettrica di Broken Heart Key del milionario Arthur Tuckerton. Ergo vivere su un’isola deserta a contatto con la detta famiglia ritenuta un vero e proprio covo di vipere. La prima a morire è la cameriera nera Julie dilaniata dai barracuda nella Grieta, un tratto di mare estremamente pericoloso. Si era tuffata, forse inseguita da qualcuno. Le sue ultime parole, anzi la sua ultima parola prima di spirare, “Micanopy”. Il secondo cadavere è proprio quello di Arthur Tuckerton morso da un ragno velenosissimo, una vedova nera, nella sua camera da letto provvista di un sistema d’allarme che, evidentemente, non ha funzionato.
Per risolvere il mistero Stan Rice (mente geniale, ottima forchetta e buon bevitore) e Donald Buchanan decidono di unire le loro forze. Insieme a Doris, la segretaria di Arthur, che scatena palpiti sentimentali.
Tutto è stato organizzato dallo scrittore per creare un’atmosfera cupa, di paura e suspense: l’isolamento del gruppo, l’arrivo di una terribile tempesta, la luce che si spenge, passi nel buio e nella foresta, urli ancora nel buio, lo sparo, altre due morti violente (uno addirittura scalpato e potrebbe esserci di mezzo un indiano). Oltre al classico testamento che suscita sospetti, un biglietto enigmatico, addirittura un paio di libri che possono venire utili, se non alla soluzione, almeno per capire meglio certi aspetti di qualche caso e un riferimento al Dupin di Poe a proposito della famosa lettera rubata.
Andamento lento per buona parte del libro, poi una improvvisa accelerazione con classica riunione finale voluta da Stan di tutti gli abitanti dell’isola nel soggiorno, al pianterreno, e un ultimo, improvviso colpo di scena.
Ma i ragni di ferro del titolo che hanno, tra l’altro, la loro bella importanza e che escono fuori ad ogni apparir di cadavere? Già, che sciocco, me ne sono dimenticato (sto invecchiando). Chiedo venia. Ma forse è meglio così. Li scoprirete da voi.
Per I racconti del giallo abbiamo Sogni e incubi di Maurizio Mos, vincitore del premio GialloLatino 2017.
Una ragazzina morta per un colpo al cranio sui binari di servizio della stazione di Città di Borghetto. Probabilmente uccisa da qualche vagabondo, magari un extracomunitario, dato che lo zainetto è stato trovato proprio in un vagone frequentato da quest’ultimi. Una squadra di poliziotti al lavoro con il capo al quale sembra che non gli importi un granché. E non vuole grane. Dunque l’assassino un extracomunitario, un giovane italiano della sua età o qualcun altro? Le sorprese non mancano.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID