Il regista danese Lars Von Trier ha fatto ritorno al Festival di Cannes, dopo che nel 2011 ne era stato allontanato come “persona non gradita” per via di alcune sue affermazioni su Hitler e il nazismo che avevano sconcertato l’opinione pubblica.
Non si può certo dire che la sua ricomparsa al festival sia passata inosservata. La prima proiezione del suo nuovo film The House That Jack Built ha scatenato nuovamente un’ondata di sconcerto e accesi dibattiti da parte della critica. Sembra quasi una sorta di strana vendetta per il trattamento subito nel 2011: la trama del nuovo film, guarda caso, riprende proprio il tema dell’ideologia nazista, proponendo scene di efferata violenza con tutta la spudoratezza con cui Von Trier è solito scioccare critici, giornalisti e spettatori.
In The House That Jack Built Von Trier ci trascina nel mondo malato di un geniale serial killer, interpretato da Matt Dillon, mentre costruisce e distrugge la sua casa dei sogni, costruita ovviamente non con cemento e mattoni bensì con ben altro tipo di “materia organica”…
Ogni omicidio per Jack deve diventare un’“opera d’arte” e una sfida contro la polizia e contro se stesso. Il suo unico interlocutore nei lunghi anni di “carriera” come serial killer sarà Verge (alias Bruno Ganz), una rilettura del Virgilio dantesco, che lo accompagnerà in un vero e proprio viaggio verso l’inferno. La somiglianza fra Dante e Jack, nelle scene in cui il protagonista appare avvolto in un lungo accappatoio rosso con cappuccio, non è certo un caso… E quello che Von Trier voleva mostrarci è proprio un’esplorazione dell’infernale anima umana, esplorazione condotta attraverso l’estenuante e provocante confronto fra Jack/Dante e Verge, l’alter ego e la coscienza dell’assassino, che lo rimprovera, lo consola e inorridisce di fronte alle sue terribili azioni.
Che il film contenesse scene di disturbante violenza doveva essere chiaro a tutti. E perché nessuno potesse lamentarsi di “non essere stato avvisato”, sul biglietto d’ingresso era stato pure stampato un avvertimento per il pubblico presente al festival: il film che stavano per guardare presentava contenuti estremamente violenti che avrebbero potuto ferire la sensibilità di alcuni spettatori. Ma tutto ciò non è servito per sventare il “disastro”: il 14 maggio, durante la proiezione del film, alcuni spettatori hanno addirittura lasciato la sala, terrorizzati dalle violenze mostrate loro da Von Trier. Tuttavia, alla fine della visione, il film è stato molto applaudito dal pubblico rimasto.
E quindi la critica è di nuovo divisa: chi vede nella nuova opera di Von Trier una grande prova del suo genio e chi ne è invece disgustato. Non è la prima volta che i film del regista danese provocano simili reazioni. Per citare uno dei casi più famosi, ricordiamo il disturbante Dogville, presentato sempre al Festival di Cannes nel 2003.
Una cosa è certa: quando The House That Jack Built raggiungerà le sale cinematografiche italiane, per i più sensibili sarà meglio restare a casa.
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