Intanto l’inedito La casa dell’oscurità di Ethel Lina White, una delle scrittrici famose dei famosi anni Trenta dai cui capolavori sono stati tratti film diretti da registi come Alfred Hitchcock e Robert Siodmak. Siamo al civico 11 di India Crescent, a Rivermead. “La casa era stata sbarrata, chiusa a chiave e resa totalmente inaccessibile oltre undici anni prima.” Una casa da brivido, da paura, dalla quale arrivano strani rumori, “scricchiolii, rimbombi, colpi di vario tipo.” Ascoltati con tremore dalla diciannovenne Elizabeth Featherstonhaugh (spero di aver scritto correttamente) che vive nella casa adiacente come governante di Nigel Pewter, generale a riposo. Ragazza che sarà al centro della storia, tutta presa dalle sue ossessioni, vere o false, e dal tenere a bada i due figli di Nigel (anche questi avranno una loro importanza). Sempre con il pensiero rivolto agli insegnamenti della nonna che vengono ad aiutarla nei momenti di crisi. Spunti: amore e morte, l’uomo nero, passaggio segreto, tensione, paura. “Un gioiello di suspense” come evidenziato in copertina, tradotto magnificamente da Mario Boncompagni.
Segue Il caso Sandrine di Thomas H. Cook
In prima persona durante il processo che lo accusa. Che accusa lui, Samuel Madison, docente del Coburn College, della morte della moglie e collega Sandrine (studiosa di Cleopatra) per un mix di farmaci e vodka. Niente suicidio, come si era pensato in un primo momento, ma omicidio. Ovvero rischio di pena capitale. Un ripensamento sulla sua vita, sul matrimonio, sulla moglie, sui suoi comportamenti indecifrabili, sulle sue frasi enigmatiche, sull’ultimo giorno in cui l’aveva vista viva (si era ammalata di SLA), mentre il pubblico ministero Harold Singleton lo accusa e l’avvocato ebreo Mordecal “Morty” Salberg lo difende. Mentre i testi salgono al banco dei testimoni per il giuramento…
Poi la vita con la figlia Alexandra, i loro scontri, i ricordi che si affacciano alla mente, passato e presente che si mischiano e accavallano insieme. Qualche spunto, qualche particolare nella stanza della morta, una candela accesa, una guida turistica, e ancora processo con i testimoni che si alternano, battaglia serrata fra accusa e difesa, il tradimento di entrambi, un libro particolare che può essere usato come arma d’accusa…
Dubbi, assilli, timori, incertezze, cambi di prospettiva che affascinano e attraggono inesorabilmente il lettore. Chi era veramente Sandrine? E chi è veramente Samuel Madison? Chi l’ha uccisa? Via, veloci verso la fine. Un capolavoro di tecnica narrativa (giù il cappello). Tradotto con la solita arte da Mauro Boncompagni.
Finisco con La notte è per le streghe di A.A.Fair
A.A. Fair è uno degli pseudonimi di Erle Stanley Gardner, l’inventore di Perry Mason, tanto per capire con chi abbiamo a che fare. L’inizio è complicato e bizzarro, dunque intrigante. Al sodo, Bertha Cool, donnone dai modi spicci, ha un’agenzia investigativa con il socio Donald nel frattempo arruolato in marina. Un rappresentante di commercio le propone di recuperare dei crediti. Niente di particolare se il debitore da cui occorre incassare il denaro non fosse lui stesso… Continuo sfruttando la quarta di copertina che riassume bene tutto il guazzabuglio “Poi ci sono di mezzo la moglie sobillata dalla suocera, un creditore a corto di soldi e un’intestazione fittizia di beni ritortasi contro l’improvvido donatore. Altro che caso di routine: un enorme pasticcio. Ed è ancora niente, prima che a complicare davvero le cose intervengano un delitto, la sparizione di una donna, lettere anonime, insomma un mare di guai. A Bertha l’ardua impresa di ricomporre un mosaico che la condurrà sulla pista delle streghe.”…
Ritmo veloce, movimento, capitoletti brevi, dialoghi spigliati, sorriso, ironia sparsi sulle situazioni e sui personaggi fra cui giganteggia il citato donnone (sibila, urla, sbuffa, ha la voce tonante…), una specie di farsa nella tragedia, un guazzabuglio micidiale e mi immagino il divertimento dell’autore durante la stesura. Traduzione all’altezza di Sem Schumpler.
Un bel trio.
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