Le molliche del commissario di Carlo F. De Filippis, Giunti 2017.
Le “molliche” del commissario, ovvero di Salvatore Vivacqua, siciliano cinquantenne trapiantato a Torino, sono le tracce che il colpevole lascia dietro di sé. Se si è capace di vederle… Aggiungo un metro e settantacinque, novanta chili, medaglia al valore, cicatrice di arma da fuoco al torace, diverse ferite da arma da taglio, costole del lato sinistro fratturate, sigarette e caffè, soprannome “Niky Lauda, o Siciliano di merda, o Scassacazzi; per pochissimi Totò”. Sposato con la psicologa Assunta Bellomo, due figli Fabrizio e Grazia, il setter Tommy.
Ma veniamo al sodo. Un omicidio nella chiesa della Santissima Trinità. Ucciso don Riccardo in maniera barbarica con la testa ridotta ad una poltiglia. Indagine con i sottoposti Carbone e Migliorino e ci sono pure Gargiulo, Calabresi e Patanè. Una vendetta? Faccende di sesso? Molestie? Oppure un pazzo come vorrebbe monsignore? Forse una traccia, due tizi che si sono affrontati con il coltello davanti al prete. Bisogna trovarli. Nella zona San Salvario “guai a ogni passo: puttane mezze nude con le pupille spalancate, neri grossi come alberi, clandestini fermi…”
Altro omicidio. Strangolata Jolanda Petrini, ricca, ma niente è stato portato via. Donna fatale, se la faceva con diversi tra cui il dottor Alberto Francia, ultimo a vederla. Sospettato pure il maestro Giardini e il notaio Tagliavento. Un gioco erotico finito male? Vendette? Gelosie?
Alternati a momenti di analisi, ai dubbi, alle molliche che non si fanno vedere ecco il movimento, la lotta, gli scontri, le coltellate, i colpi di pistola, qualcosa di troppo da parte dei poliziotti e l’intervento della Disciplinare. Spuntano le fotografie rivelatrici, arrivano le molliche e gli ingranaggi del cervello incominciano a funzionare, “…un’idea frullava nella testa. Un’idea tanto balorda che ebbe timore a scriverla. Si limitò a pensarci sopra con l’intenzione di demolirla, ma se avesse resistito…”
Tradimenti, sesso simpatico, eredità appetitosa, i due casi che, apparentemente scollegati, si allacceranno insieme come tanti tasselli di uno stesso mosaico attraverso una scrittura dinamica. Pure una sostituzione di persona, una finta morte, una falsa rapina, una falsa prova con depistaggio e perfino citazioni degli scacchi che interessano solo al sottoscritto, Per capire in parte la complessità della storia basta tenere a mente I fantasmi del cappellaio di Simenon. Lo rivela alla fine il commissario stesso.
C’è di tutto e di più in questo libro. Anche troppo. Ma è questione di gusti, come ho ripetuto tante volte.
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