Occhi nel buio di Margaret Millar, Mondadori 2016.
Una famiglia tormentata quella degli Heath. La morte per malattia della madre Isabel e un incidente d’auto che toglie la vita a Geraldine, la ragazza del figlio John, e rende cieca la figlia minore Kelsey. Kelsey al centro della vicenda tormentata e tormentante, una specie di strega secondo la sorella più grande Alice, che la vuole far pagare, in qualche modo, al fratello, al fidanzato Philip e a lei stessa. Amore, pietà e odio nel loro rapporto.
Ma qualcosa di brutto, si avverte, sta per accadere. E accade. Prima l’avvelenamento di Kelsey con morfina e il giorno successivo la stessa viene trovata morta da Ida (la cameriera, fa le carte e legge il futuro nei fondi del tè) in un lago di sangue, il manico di un coltello infilato tra i seni.
E’ il momento dell’ispettore Sands, uomo di statura normale, di mezza età, che sembra più alto per la sua magrezza, eternamente solo (non è sposato) e stanco. Ma con una particolare capacità “Insidiosamente come un verme penetra in una mela, lui penetrava nella vita dei criminali, arrivava al centro della loro personalità, riusciva a identificarsi con loro, pur rimanendo se stesso.”. Sempre armato di taccuino per prendere appunti. Sulla scena del crimine una scatoletta d’argento dalla serratura scassinata ma ancora con i gioielli intatti (perché?) e qualche fogliolina di marijuana sul tappeto. Che ci sia lo zampino di un certo Tony Murillo, impelagato con la droga, a cui sta dando la caccia?
Iniziano gli interrogatori di tutti i componenti della famiglia, compresa la servitù (qualcuno, tra questi, origlia alle porte), seguendo una sua teoria “Secondo me, se si guarda una cavalletta abbastanza a lungo e abbastanza attentamente, si finisce per indovinare da che parte salta.” Tra i tormenti, gli incubi di Alice e il ritorno continuo a quel maledetto giorno dell’incidente. Forse un collegamento fra questo fatto e l’assassinio di Kelsey?. Meglio approfondire. Comunque nella famiglia alligna di certo qualcosa di oscuro che lui stesso avverte “Dalle delusioni alla mania di persecuzione, dalla nevrosi alla senilità precoce.”
Un delitto del presente e un incidente automobilistico del passato che si intrecciano e danno vita a dubbi, ipotesi e congetture dentro una cornice da brivido. Splendida ricostruzione finale dell’ispettore con l’immancabile colpo a sorpresa.
Per I racconti del giallo abbiamo Vento di scirocco di Maurizio Polimeni.
Fine di Tano Albanese, gran fama di sciupafemmine. Testa fracassata da un colpo solo. Indaga il maresciallo Filocamo. Di mezzo tre giovane figlie di cui una abusata dal morto che era ritornato a trovarla. E’ stata lei, dice la madre. Tutto chiaro ma…ma gli occhi rossi del morto. Troppo facile. Qualcosa non quadra. Gradevole.
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