Il delitto della via Accattapane di Margherita Capitò, Giunti 2016.
A Donoratico, sulla via Accattapane “un uomo ucciso con un’arma da taglio e per metà carbonizzato, accanto a un’auto incendiata.” Nello stesso tempo un giovane di “famiglia rispettabile” è stato trovato in possesso di droga, ma occorre andarci piano (secondo il questore) che il padre “non è un uomo qualsiasi.” Lavoro per il commissario milanese Sonia Castelbarco, ricci ribelli e occhi azzurri, contornata dal solito gruppo di poliziotti creati un po’ a macchietta, tra cui il solito ispettore di turno innamorato della solita commissaria. Dopo varie indagini si ricostruisce l’identità del morto, spacciatore di droga inseguito dalla mafia. Che ci sia un collegamento fra questi e il giovane di buona famiglia? Scoperto anche l’amico del suddetto defunto che darà una mano a risolvere il caso.
Vicenda logora, risaputa, infiorettata di situazioni poco credibili e portata avanti da una scrittura debole, scontata e banale, con qualche spruzzatina di dialetto napoletano e toscano, insieme all’imprescindibile tocchettino rosa e all’imprescindibile ”Elementare Watson” che non se ne può più.
Un gialletto frettoloso e inconsistente.
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