Dodici delitti di Natale di Rhys Bowen, Mondadori 2016.
Dal 14 dicembre 1933 al 1 gennaio 1934. A Castle Rannoch tra le cupe brughiere scozzesi si trova intrappolata, lo dice lei stessa, Lady Georgiana Rannoch (Georgie), aristocratica senza il becco di un quattrino accudita, si fa per dire, dalla signorina Queenie sua domestica svampita che ne combina di tutti i colori. Tra parenti serpenti (la vogliono maritare per forza) non si trova certo a suo agio, allora via come donna di intrattenimenti in una casa di campagna a Tiddleton-under-Lovey, villaggio del Devon appollaiato “ai piedi di una vetta rocciosa coperta di neve”. Un paesaggio da cartolina, secondo la “particolare” domestica, che si tingerà presto di rosso: un vicino ucciso dal suo fucile dopo essere scivolato giù da un pero; un altro caduto da un ponte e affogato; la vecchia signorina Effie (una di tre anziane sorelle) morta soffocata dal gas. Incidenti o delitti?
Per completare il quadro abbiamo tre prigionieri evasi dal carcere del Dartmoore (che c’entrino in qualche modo nella vicenda?), la maledizione di una strega bruciata sulla pira che ad ogni Natale sarebbe tornata a vendicarsi, lo scemo del villaggio Willum e la selvaggia Sally che danza al chiaro di luna ritenuta in possesso di poteri magici.
Arrivati anche il nonno e la mamma con diversi matrimoni alle spalle, gli americani Wexler insopportabili (ironia su di loro) e poi via via tutti gli altri tra cui Darcy O’Mara, il fidanzato che Georgiana che non può sposare perché di religione cattolica. Però, intanto, un bacio si dà lo stesso e, se non fosse per l’arrivo inopportuno di Queenie, ci scapperebbe pure qualcosa di più sostanzioso.
Nel frattempo continuano ad aggiungersi altre morti sospette (tra le quali una centralinista fulminata dalle cuffie, pensate un po’) insieme a certi strani incidenti che danno del filo da torcere all’ispettore Newcombe, coadiuvato dal nonno di Georgie della polizia metropolitana in pensione. A questi si aggiunge la nostra spiantata aristocratica che vuole vederci chiaro e già qualcosa di “fugace, troppo fugace” le passa per la testa fino a quando la lampadina si accende e…di mezzo una filastrocca, un vecchio processo, qualche personaggio che non sembra essere quello che dice (occhio a certi particolari).
Paura, movimento, pericolo anche per Georgiana con finale spasmodico nella palude. Il tutto tra colazioni, pranzi, cene, canti, bevute, il ballo in maschera, l’amore e, direi, anche l’istinto sessuale fra i due spiantati che, per un verso o l’altro, non può avere libero sfogo. Improrogabile citazione di Sherlock Holmes.
Prosa garbata, ironica, gradevole.
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