1989. Una famiglia viene massacrata in una stanza d'albergo della periferia di Atlanta. Per questo Smokey Nelson  aspetta da allora la sua esecuzione in una cella del carcere di Charelstown.

Vent'anni dopo l'America del Sud è ancora alle prese con gli stessi problemi: il razzismo, la povertà di alcuni, la ricchezza di altri, l'uso delle armi e le sette religiose. Eppure alcune cose sono cambiate: c'è stato il primo presidente di colore, ma l'uragano Katrina; c'è stata la rivoluzione informatica, ma la peggiore crisi economica degli ultimi 60 anni.

Vent'anni dopo tre personaggi legati a quella storia ancora non hanno dimenticato. La loro vita è cambiata per sempre quel giorno. Sono le loro voci che si fanno sentire.

Quella di Sydney Blanchard, inizialmente accusato dell'omocidio, solo perché nero come l'assassino. Che in un monologo incalzante si chiede cosa ne sia stata della sua vita in questo tempo, della sua musica e dei suoi sogni.

Quella di Pearl Watanabe, hawaiana che si avvia a grandi passi verso la vecchiaia, che all'epoca aveva scoperto i corpi uccisi e scambiato due chiacchiere con Smokey nel parcheggio del motel, una sigaretta in compagnia di un uomo affascinante prima di cominciare la giornata di lavoro.

Quella di Ray Ryan, in dialogo diretto con un Dio che gli si rivolge per ricordargli che le sue pene sono finite: l'assassino di sua figlia sarà finalmente giustiziato, purgando il mondo dal peccatore nero.

L'ultima, quella di Smokey Nelson, la sera della sua uccisione. Un romanzo dallo stile mutevole come le voci che lo compongono. Una storia corale che mette in scena quattro diverse figure di un'America emarginata e di una società abbandonata a se stessa, che Catherine Mavrikakis scruta con formidabile lucidità in un romanzo di grande potenza e respiro.

GLI ULTIMI GIORNI DI SMOKEY NELSON di CATHERINE MAVRIKAKIS traduzione dal francese di Silvia Turato Keller editore | collana PASSI | pp. 282 | euro 17,00

L'autrice

Catherine Mavrikakis nasce a Chicago nel 1961 da madre francese e padre greco cresciuto in Algeria. La sua infanzia trascorre tra il Quebec, gli Stati Uniti e la Francia. Ha scelto Montreal per seguire gli studi di lettere e diventare docente di letteratura alla Concordia University per dieci anni, poi presso l'Università di Montreal dove insegna ancora. Dopo la pubblicazione del suo primo libro, La Mauvaise Langue nel 1996, Catherine Mavrikakis è diventata un'autrice di culto. Gli ultimi giorni di Smokey Nelson è stato preceduto da Le Ciel de Bay City, mentre di sua ultima pubblicazione è La Ballade d'Ali Baba.  

La stampa ha detto…  

Con questa ballata funebre, in cui ciascuna voce vibra di rabbia o  disperazione, Catherine Mavrikakus firma uno dei romanzi più forti e coinvolgente della stagione (Alexis Liebaert, Marianne).

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Se Catherine Mavrikakis è franco-greca per nascita, la sua penna è quella di un'americana. In questo romanzo si ha l'impressione di sentire la falcata dei migliori traduttori della letteratura d'oltreoceano eppure non si tratta di questo. Nata a Chicago, questa scrittrice scrive in francese – in una lingua a tratti gutturale, trattenuta, esaltata, fattuale. Sono questi gli aggettivi che ben si applicano ai quattro personaggi di origini diverse che in Gli ultimi giorni di Smokey Nelson fanno sentire la loro voce su uno stesso evento, l'assassinio di una coppia con due bambini, avvenuto in un motel nella periferia di Atlanta anni prima. Punto comune dei quattro personaggi, quella verginità di fronte alla morte che dona al libro una luce unica. (Marine Landrot, Télérama).