Nel 1996 usciva per la prima volta su PlayStation uno dei videogiochi più popolari nell’ambito del survival horror. Nel 2016, vent’anni dopo, la serie nata da quel primo gioco rimane fra le più seguite del genere. A conferma di ciò, è in arrivo l’atteso remaster di Resident Evil Zero.
Non tutti sanno che la serie non nacque sotto il nome di Resident Evil: il videogioco fu creato dalla software house giapponese Capcom e inizialmente distribuito in Giappone come Biohazard. Fu proprio la Capcom a coniare il termine “survival horror” per definire questo genere di videogiochi, riferendosi proprio all’appena nato Biohazard. È comunque innegabile che esistessero già dei videogiochi ascrivibili a questo genere, tuttavia Biohazard rappresentò un punto di svolta: all’epoca nessun altro gioco aveva ancora mostrato l’orrore e la violenza in maniera tanto esplicita quanto il futuro Resident Evil.
Questo fatto fu anche dovuto a questioni di censura, nonché a limitazioni tecniche: i personaggi dei precedenti videogiochi horror erano infatti più simili ad ammassi squadrati di pixel che a veri esseri umani… In Biohazard le ambientazioni erano per la prima volta realistiche (e veramente inquietanti) e, grande novità per l’epoca, il filmato introduttivo era stato girato da attori reali e mostrava fin da subito una scena di spaventosa violenza, tanto che, raggiungendo il mercato occidentale, il gioco andò incontro a numerose censure.
Ciò comunque non arrestò il successo del videogioco, la cui uscita segnò anzi l’inizio di una crescita per quanto riguarda l’apprezzamento generale dei giochi per console. Non bisogna dimenticare però che, nonostante tutte le novità che introdusse nel mondo dei videogiochi, anche Resident Evil ebbe modelli preesistenti a cui ispirarsi. Innanzitutto, per chi conosce il mondo degli zombie è impossibile non vedere una qualche connessione fra questo gioco e i famosissimi film del regista George Andrew Romero.
Oltre che nel cinema, i creatori di Biohazard trovarono fonti d’ispirazione anche nei videogiochi usciti in precedenza, come Sweet Home e Alone in the Dark. Il primo si basava sulla trama dell’omonimo film horror, diretto nel 1989 dal regista Kiyoshi Kurosawa. Alone in the Dark invece uscì nel 1992, segnando l’inizio dell’omonima serie che sarebbe stata sviluppata nel corso degli anni successivi. Sicuramente degna di nota nella creazione di questo videogioco è stata l’influenza delle opere di Howard Phillips Lovecraft, che infatti viene addirittura citato nei ringraziamenti. All’interno del gioco appaiono inoltre i due libri attribuiti a Lovecraft (ma in realtà mai scritti), il Necronomicon e il De Vermis Mysteriis, nonché svariati mostri, costruiti sul modello dei Grandi Antichi, le creature semidivine nate dalla sfrenata immaginazione dello scrittore statunitense.
Tornando a Biohazard, quando questo raggiunse il mercato occidentale, il titolo del videogioco venne cambiato in Resident Evil. Caso volle infatti che il copyright per il nome “Biohazard” fosse già nelle mani dell’omonima banda heavy metal, formatasi a Brooklyn nel 1987. Resident Evil apparve subito come un gioco molto controverso. Fu notato che raramente il protagonista uccideva altri esseri umani, indirizzando ogni violenza quasi esclusivamente verso i morti viventi, ma questo non bastò a salvare il videogioco dai tagli della censura: molti filmati furono eliminati, insieme ad alcune scene come la morte del protagonista in occasione dei game over o il suo sanguinamento in caso di ferite. Anche i dialoghi furono modificati e “ripuliti”, inoltre ogni gioco della serie è anticipato dalla scritta “This game contains scenes of explicit violence and gore”. In seguito alle opere di censura in Europa e in America, anche la versione del gioco giapponese venne lievemente modificata (il filmato introduttivo passò dal colore al più neutrale bianco e nero). Nel corso degli anni furono creati molti nuovi episodi e differenti versioni di Resident Evil e, dato il successo ottenuto dal gioco, fecero presto la loro comparsa anche libri, fumetti e film relativi alla popolare saga.
Fra i vari autori che si sono occupati della conversione da videogioco a libro vi è la scrittrice di fantascienza Stephani Danielle Perry. L’autore Keith R.A. DeCandido si basò invece non sui videogiochi, ma sui film ispirati a Resident Evil per scrivere la sua serie di romanzi sugli zombie.
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