Mr. Holmes- Il mistero del caso irrisolto di Mitch Cullin, Neri Pozza 2015.
Se volete sapere quale potrebbe essere, con il trascorrere del tempo, l’evoluzione psicofisica del nostro Sherlock Holmes, questo è il libro che fa per voi. Lo ritroviamo nel 1947 a novantatré anni con la lunga chioma rasata a zero, la barba ridotta ad “una peluria ispida sul mento sporgente e le guance incavate”, piazzatosi in una fattoria del Sussex come apicultore, aiutato dalla giovane governante Mrs Munro e dal figlio (di lei, naturalmente) Roger che gestisce gli alveari. Il ragazzo scopre nello studio di Holmes un suo manoscritto “L’armonicista”, il cui contenuto entra a far parte del presente libro. Praticamente la storia di una donna sposata che certi giorni scompare per molto tempo, dopo avere imparato a suonare un’armonica a vetro (alcuni sostengono che con questo strumento si possano richiamare i morti). Infine è raccontato il suo viaggio a Kobe, in Giappone, invitato da Tamiki Umezaki, figlio di “uno dei più abili ministri degli Esteri del Giappone” che aveva conosciuto Holmes.
Dunque al centro il Detective per antonomasia. Riporto spunti tratti in qua e là: vecchio, si è detto, claudicante (cammina con due bastoni), accusa alcune malattie come la flebite e l’ulcera gastrica, gli piacciono i sigari, i libri, un bicchiere di brandy al bisogno, preferisce le brezze serali e le ore dopo la mezzanotte, si accorge della fallibilità della sua mente (anche se ogni tanto vengono fuori le note capacità deduttive), trova difficoltà ad esprimere i propri affetti pure con Roger, rivede ogni tanto il suo Manuale pratico di apicoltura, ritocca L’Arte dell’investigazione, ricorda il fedele Watson (lo preferisce chiamare John) che disponeva di “una naturale perspicacia e di un’astuzia innata.”, il suo viaggio a Kobe, le visite a Hiroshima, ai giardini Shukkei-en, alla Cupola della bomba atomica, ricorda i segni della povertà e della fame, il suo rapporto complesso con Umezaki. Un personaggio ormai circondato da un senso di decadenza e di morte.
Praticamente il libro potrebbe essere diviso in tre parti e così intitolato :1) La vecchiaia; 2) La scomparsa; 3) La ricerca del padre.
Una scrittura delicata, sensibile e nello stesso tempo intensa avvolge i personaggi e l’ambiente creando un’atmosfera di vera, sentita umanità. Dicevo dei ricordi e aggiungo i desideri, i sogni, la malinconia, gli scherzi della memoria, le domande sofferte sulla vita, i dubbi su se stesso, i silenzi, lo spettacolo incredibile della natura e delle api, il senso di colpa, la lacrima che scende furtiva e alla fine il vuoto: “Mai avevo provato un tale, incomprensibile vuoto dentro di me, e allora, mentre il mio corpo lasciava la panchina, iniziai a comprendere quanto fossi solo al mondo.” Una stretta al cuore per noi lettori che lo avevamo visto splendido e dinamico personaggio, solitario, è vero, ma ricco di infinite risorse, ora profondamente abbattuto.
Così è la vita. Per tutti. Anche per le figure indimenticabili create dalla nostra fantasia.
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