La ragazza del treno di Paula Hawkins, PIEMME 2015.
Rachel in treno verso Londra osserva tutto, un mucchietto di vestiti vicino alle rotaie, una villetta bifamiliare con Jason e Jess (nomi da lei inventati, poi Scott e Megan nella realtà) che sembrano una coppia felice. Si sente indesiderata, “sgradevole”, ingrassata e il viso “gonfio per l’alcol e la mancanza di sonno”, sposata con Tom e lasciata dallo stesso, vive in casa dell’amica Cathy e tormenta Tom e la moglie Anna (hanno una figlia) con telefonate e mail. Durante uno dei tanti viaggi in treno vede Jess (Megan) baciare con trasporto uno sconosciuto. Il sogno di una coppia felice spezzato, come il suo.
Si continua con il racconto di Megan sposata con Scott, fa la babysitter in casa di Tom e Anna (ma guarda un po’), poi lascia questo lavoro e via dallo psicologo Kamal (attacchi di panico) con il quale zompa sul letto (un classico). Ad un certo punto sparisce e arriva la polizia. In seguito è Anna che racconta la sua storia in prima persona, il suo matrimonio, la sua “felicità”, i suoi tormenti, la rabbia verso Rachel. Al centro soprattutto quest’ultima devastata dal senso di colpa “Vorrei farmi a pezzi con le mie stesse mani” e dall’alcol. Ora c’è da ritrovare Megan. Viva o morta.
Tematiche del libro: le false apparenze e lo spiazzamento in un casino di detto e non detto, di tormento e logoramento della vita di coppia con tre donne a propinarci la loro. Scrittura “semplice” che entra nelle pieghe più tormentate degli animi, alternanza temporale, sogni, incubi, sesso, naturalmente, senza quelle scene assatanate descritte nei minimi particolari che vanno per la maggiore. Si sospetta di tutto e di tutti con un finale in crescendo e la possibilità che il lettore smaliziato riesca a capire il conclusivo colpo di scena.
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