La crociata dei bambini di Ruth Rendell, Mondadori 2015.
Kingsmarkham, al tempo di Tony Blair. Tutti a cercare Lizzie Cromwell, sedici anni con qualche problema di apprendimento, sparita da tre giorni dopo che è stata lasciata dalle amiche lungo una strada. Tra i ricercatori anche l’ispettore capo Wexford (ha una figlia, Silvia, che lavora al “Rifugio” per aiutare le donne che subiscono le violenze) ormai convinto del peggio. Ma Lizzie ricompare all’improvviso e racconta una storia che non convince. Poi scompare un’altra ragazza di diciotto anni, Rachel Holmes, viene scarcerato un pedofilo che porta scompiglio nella società (la rabbia della folla causa pure un morto) e una piccola di tre anni viene rapita.
Dunque la violenza sulle donne, la falsa rispettabilità di certe famiglie e il “mostro” che si cela dietro tale rispettabilità, con Wedford sulle tracce di un altro assassino attraverso una volontà ed una energia indomite, le ipotesi, i dubbi, le false piste, la luce che si accende, il colpo, anzi il doppio colpo a sorpresa finale.
Romanzo ampio, lento, minuzioso (a volte anche troppo), in stretta relazione con problemi che si trascinano da tempo fino alla realtà di oggi. Accanto alla violenza sulle donne che campeggia in tutta la sua tragica drammaticità, altri spunti su l’adozione, il cancro, la pazzia, la pedofilia, l’inquinamento. Una società inglese ben diversa dall’immaginario che allora (ma anche oggi, direi) prevaleva.
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