Dopo aver annunciato il suo ultimo lavoro nella news del 5 marzo scorso (vedi www.sherlockmagazine.it/notizie/6152/) vi presentiamo ora una bella intervista a Massimo Polidoro a cura di Alessia F. Donzelli. Buona lettura!
Ciao Massimo, ti conosciamo tutti come fondatore e segretario del CICAP, e anche come psicologo, divulgatore e scrittore di libri sul mistero. In parallelo, ultimamente hai anche esordito con una serie di libri per ragazzi, “La Squadra dell'impossibile”, con chiarissimi riferimenti Holmesiani. Immaginiamo, dunque, che il personaggio di Sherlock Holmes abbia in qualche modo influenzato la tua vita, da scrittore e non. Quando è iniziata questa passione? e come ti ha accompagnato nelle tue scelte di vita?
Sherlock Holmes mi accompagna da quando sono bambino. È una delle prime letture che mi ha totalmente coinvolto. Poi, quando ho vissuto negli Stati Uniti, ho iniziato a leggere le versioni originali e mi sono appassionato anche a tutto ciò che ruota intorno a Holmes: i lavori critici, gli apocrifi… e poi, con il fatto che Doyle era uno spiritista (argomento su cui all’epoca scrivevo il mio primo libro) ed era stato amico e nemico di Houdini (il mio più grande eroe dell’infanzia), avevo ulteriori motivi per approfondire… Ho scritto un libro sull’amicizia tra Houdini e Conan Doyle, dove Holmes fa capolino qui e là, ed è stato estremamente divertente.
La tentazione di ogni sherlockiano che si rispetti è quella di cimentarsi, prima o poi, nello scrivere "apocrifi". Hai ceduto anche tu? Hai nel cassetto qualche pastiche che aspetta solo di essere scoperto?
Strana questa domanda, c’è per caso qualche spia in giro? In verità sì. Ho una piccola collezione di pastiche che ho scritto anni fa, con tutta la cura e la passione possibile (era un periodo in cui “mangiavo” l’edizione delle storie commentate da Baring-Gould a colazione, pranzo e cena), e poi ho chiuso nella classica scatola d’alluminio in attesa di riscoprirla. Chissà, il momento potrebbe essere in arrivo...
Ultimamente, il personaggio di Sherlock Holmes sta tornando alla ribalta, ripreso molto al cinema e in tv: basti pensare alle serie "Sherlock" ed "Elementary", o a film come quelli con Robert Downey Jr o l’ultimo in uscita con Ian McKellen. Tu che pensi di queste trasposizioni? ti convincono o ti lasciano un po’ l’amaro in bocca?
Per me lo Sherlock Holmes più rispettoso del Canone è quello messo in scena da Jeremy Brett, ho visto e rivisto tutti gli episodi della sua serie decine di volte (non scherzo). Così come ho visto praticamente tutti i film su Holmes, alcuni buoni, tanti pessimi. Un altro che mi è sempre piaciuto molto, nella versione Holmes anziano, è naturalmente Peter Cushing: semplicemente perfetto! Dei contemporanei, Downey Jr è divertente, ma non ha nulla a che vedere con Holmes. “Sherlock” mi piace, gli autori della serie si vede che conoscono molto bene il Canone. Non mi ha invece catturato “Elementary” e attendo con l’acquolina in bocca l’interpretazione di Ian McKellen… Ah, e non vorrei dimenticare le versioni radiofoniche: trovo che le interpretazioni di Carleton Hobbs e Norman Shelley siano imbattibili e nelle notti d’inverno, in cui non riesco a prendere sonno, mi riscopro ancora ad ascoltarle nel buio più assoluto...
Nella tua carriera, hai scritto circa 40 libri e venduto oltre 300.00 copie. La tua ultima fatica, da poco uscita in libreria, è però un thriller. E' la tua prima volta per questo genere. In un video che gira molto su internet, lo definisci "il libro che ho sempre voluto scrivere". Perché? C'è qualcosa di Homes anche in Bruno Jordan, il giornalista protagonista del "Il passato è una bestia feroce" uscito in questi giorni per Piemme?
Con tutta la mia passione per Holmes, era solo questione di tempo prima che mi dedicassi a un thriller vero e proprio. Ci ho messo del tempo perché non volevo improvvisare: ho studiato a lungo, costruito con pazienza e alla fine mi sono ritrovato con le 434 pagine di “Il passato è una bestia feroce”, un thriller come ho sempre sognato di scrivere. Se devo individuare una somiglianza tra Holmes e Bruno Jordan direi che la prima regola che muove il mio eroe è che i fatti sono tutto ciò che conta. Perché, come tutti ben sappiamo: «È un grave errore teorizzare prima di avere dati certi: si finisce per distorcere i fatti e adattarli alle teorie, invece di adattare le teorie ai fatti». E poi ci sono tanti piccoli riferimenti nascosti qui e là (dal ponte che nasconde un indizio ai messaggi in codice…) che gli intenditori si potranno divertire a scovare. L’unica cosa che certamente Holmes non avrebbe mai fatto è cacciarsi nei guai come invece fa Bruno senza quasi rendersene nemmeno conto...
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