“Era il mio turno di tenere d’occhio Stapleton. Era evidente, tuttavia, che non potevo farlo se non ero con lei, Watsonm giacché lui sarebbe stato estremamente all’erta. Ingannai dunque tutti quanti, compreso lei, e mi recai laggiù in segreto mentre si supponeva che fossi rimasto a Londra. I miei disagi non furono così duri come lei ha immaginato, e d’altronde dettagli di così poco conto non devono mai interferire con le indagini. Rimasi per la maggior parte del tempo a Coombe Tracey, servendomi della casupola nella brughiera solo quando era necessario che mi trovassi vicino alla scena dell’azione. Cartwright era venuto con me e, camuffato da ragazzo di campagna, mi fu di grande aiuto. Dipendevo da lui per il cibo e la biancheria pulita. Mentre sorvegliavo Stapleton, Cartwright frequentemente spiava lei, cosicché ero in grado di tenere in mano tutti i fili della matassa.
“Le ho già detto che i suoi rapporti mi raggiungevano puntualmente, venendomi trasmessi all’istante da Baker Street a Coombe Tracey. Mi furono di grande utilità, specialmente quell’unico pezzo casualmente autentico della biografia di Stapleton. Riuscii a stabilire l’identità dell’uomo e della donna, e infine seppi a che punto stavo. A complicare il caso era intervenuto il contrattempo del forzato evaso e della sua parentela con i Barrymore. Anche questo, lei lo chiarì in un modo molto efficace, Watson, per quanto fossi già arrivato alle medesime conclusioni grazie alle mie osservazioni personali.
“Quando lei mi scovò sulla brughiera avevo ormai un quadro completo della situazione, ma non disponevo di un caso da poter sottoporre formalmente a una giuria. Perfino il tentativo d’aggressione di Sir Henry da parte di Stapleton, quella notte, che si concluse con la morte dello sfortunato galeotto, non poteva esserci granchè d’aiuto per sostanziare un’accusa di omicidio contro il nostro uomo. Sembrava non esservi alternativa al coglierlo in flagrante, e per farc ciò dovevamno servirci di Sir Henry, solo e apparentemente privo di protezione, come esca. Agimmno dunque in tal modo, e pur pagando il prezzo del terribile spavento di cui fu vittima il nostro cliente riuscimmo a chiudere il caso e a portare Stapleton verso la sua rovina. Che Sir Henry debba essere stato esposto a questo pericolo è, devo confessarlo, una cosa di cui mi rimprovero nella mia conduzione del caso, ma non avevamo i mezzi per immaginare lo spettacolo terribile e paralizzante che avrebbe offerto l’animale, come del resto non potevamo prevedere la nebbia che gli consentì di balzare davanti a noi quasi senza preavviso. Siamo riusciti nel nostro intento causando a Sir Henry un danno che ia lo specialista sia il dottor Mortimer assicurano sarà solo temporaneo. Un lungo viaggio potrà aiutare il nostro amico a riprendersi non solo dal suo esaurimento nervoso, ma anche dai suoi sentimenti feriti. Il suo amore per la signora era profondo e sincero, e per lui l’aspetto più doloroso di questa oscura faccenda è il fatto di essere stato ingannato da lei.
“Non resta che spiegare la parte che la donna aveva recitato per tutto il tempo. Non può esservi alcun dubbio che Stapleton esercitasse su di lei un’influenza che avrebbe potuto essere amore o avrebbe potuto essere paura, o probabilmente entrambe le cose, non trattandosi affatto di sentimenti incompatibili. In ogni caso, era una miscela assolutamente efficace. Bastò un suo ordine perché lui accettasse di passare per sua sorella, anche se lui conobbe i limiti del potere che esercitava su di lei non appena cercò di imporle un ruolo attivo nell’omicidio. Lei era pronta a mettere in guardia Sir Henry fintantochè poteva farlo senza coinvolgere suo marito, e ci provò più volte. Lo stesso Stapleton si dimostrò capace di provare gelosia, e quando vide il Baronetto che corteggiava la signora, per quanto ciò facesse parte del suo stesso piano non potè trattenersi dall’interrompere le effusioni con una scenata violenta, tale da rivelare appieno l’animo collerico che le sue maniere controllate nascondevano con tanta cura. Incoraggiando l’intimità fra i due, si era assicurato che Sir Henry si sarebbe recato spesso a Merripit House, così da consentirgli di godere prima o poi dell’opportunità che desiderava. Nel giorno cruciale, tuttavia, sua moglie gli si rivoltò improvvisamente contro. Le era giunta all’orecchio notizia della morte dell’evaso, e la sera in cui Sir Henry sarebbe venuto a cena sapeva che il cane era chiuso nel capanno. Accusò il marito del delitto che aveva in mente di compiere, e seguì un litigfio furibondo nel corso del quale lui le rivelò per la prima volta che lei aveva un rivale in amore. La sua fedeltà si mutò all’istante in odio disperato, e lui comprese che lei non avrebbe esitato a tradirlo. La legò e la imprigionò dunque nella sua stanza al piano di sopra, in modo da impedirle di mettere in guardia Sir Henry, senza dubbio sperando che quando l’intero contado avrebbe imputato la morte del Baronetto alla maledizione che gravava sulla sua famiglia, come certamente sarebbe avvenuto, lui sarebbe stato in grado di piegare la moglie ad accettare il fatto compiuto e a mantenere il silenzio su ciò che sapeva. In questa sua fantasia credo che si fosse sbagliato di grosso, e che anche se non fossimo arrivati noi il suo destino sarebbe stato comunque segnato. Una donna di sangue spagnolo non perdona tanto facilmente una simile offesa. E ora, mio caro Watson, senza consultare i miei appunti non posso fornirle un resoconto più dettagliato di questo caso straordinario. Non credo, tuttavia, che nulla di essenziale sia rimasto inspiegato.
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