- Forse non le dispiacerebbe darmi un sunto del corso degli eventi a memoria?
- Certamente, benché non possa garantire di ricordarmi tutto per filo e per segno. Un’intensa concentrazione mentale possiede la curiosa caratteristica di cancellare quello che è passato. Per quel che riguarda il caso del Segugio, comunque, le ricostruirò i fatti nel modo più preciso possibile, e lei mi suggerirà qualsiasi cosa io possa avere dimenticato.
“Le mie ricerche confermano al di là di ogni dubbio che il ritratto di famiglia non mentiva, e che Stapleton era proprio un Baskerville. Era il figlio di quel Rodger Baskerville, il fratello più giovane di Sir Charles, che non godeva di buona reputazione e che era fuggito nell’America del Sud, dove si diceva fosse morto scapolo. In realtà questo individuo si era sposato, e aveva avuto un figlio il cui vero nome era lo stesso del padre. Costui sposò Beryl Garcia, una delle bellezze della Costa Rica, e dopo essersi appropriato di una considerevole quantità di denaro pubblico cambiò il proprio nome in Vandeleur e fuggì in Inghilterra, dove aprì una scuola nella zona orientale dello Yorkshire. La ragione per cui intraprese questa particolare professione è che durante il viaggio di ritorno in patria aveva fatto conoscenza con un insegnante affetto da tubercolosi, e aveva usato l’abilità di quest’uomo per far sì che la sua iniziativa avesse successo. Tuttavia Fraser, il professore, morì, e la scuola, nata sotto così buoni auspici, cadde inesorabilmente in discredito. I Vandeleur ritennero opportuno cambiare nuovamente il loro cognome, adottando quello di Stapleton, ed egli portò i resti delle sue sostanze, i suoi progetti per il futuro e la sua passione per l’entomologia nel sud dell’Inghilterra. Al British Museum mi dicono che era un’autorità in questo campo, e che il nome Vandeleur è rimasto addirittura legato a una certa falena che lui fu il primo a descrivere ai tempi in cui viveva nello Yorkshire.
“Arriviamo ora a quella parte della sua vita che si è dimostrata di così grande interesse per noi. L’uomo aveva evidentemente fatto ricerche e aveva scoperto che solo due vite si frapponevano fra lui e un ingente patrimonio. Quando andò nel Devonshire i suoi piani erano, credo, estremamente vaghi, ma che lui avesse in mente fin dall’inizio qualche misfatto è evidente dalla decisione di far passare sua moglie per sua sorella. E’ chiaro che aveva già in animo l’idea di usarla come esca, anche se forse non aveva ancora pianificato il suo intrigo nei dettagli. Il suo obiettivo finale era impossessarsi della proprietà, ed era pronto a usare ogni mezzo o a correre ogni tischio a tale scopo. La sua prima mossa fu di stabilirsi quanto più vicino possibile alla dimora dei suoi avi, e la seconda fu di coltivare l’amicizia con Sir Charles Baskerville e con i vicini.
“Fu lo stesso Sir Charles a parlargli del segugio che perseguitava la famiglia, preparandosi così da solo il terreno per la propria morte. Stapleton, come continuerò a chiamarlo, sapeva che il cuore del vecchio era debole e che uno shock l’avrebbe ucciso. Era quanto gli aveva detto il Dottor Mortimer. E aveva saputo anche che Sir Charles era superstizioso e aveva preso sul serio quella lugubre leggenda. La sua mente ingegnosa gli suggerì all’istante un modo con cui il Baronetto avrebbe potuto essere sopinto alla morte, garantendo al contempo scarsissime possibilità di risalire al vero colpevole dell’omicidio.
“Dopo aver concepito codesta idea, passò a metterla in pratica con notevole raffinatezza. Un delinquente comune si sarebbe accontentato di usare un cane feroce. Servirsi di mezzi artificiali per rendere diabolica la creatura fu un lampo di genio da parte sua. Comperò il cane a Londra da Ross e Mangles, i commercianti di Fulham Road. Era il più robusto e feroce che avessero. Lo portò laggiù utilizzando la linea ferroviaria del North Devon, e coprì a piedi una grande distanza attraverso la brughiera fino a casa senza dare nell’occhio. Durante le sue escursioni a caccia di insetti aveva già imparato a penetrare nella Palude di Grimpen, e aveva così trovato un posto sicuro ove nascondere la creatura. Le preparò dunque alla bell’e meglio una sorta di canile e rimase in attesa dell’occasione giusta.
“Ma passò diverso tempo. Non c’era modo di far uscire di casa il vecchio gentiluomo di sera. Molte volte Stapleton gironzolò lì attorno col suo cane, ma senza risultato. Fu durante queste vane ricerche che lui, o piuttosto il suo alleato, fu visto dagli abitanti del luogo, e che la leggenda del cane demoniaco ricevette una nuova conferma. Lui aveva sperato che sua moglie potesse condurre Sir Charles alla rovina, ma su questo punto lei si dimostrò inaspettatamente risoluta. Rifiutò infatti di attirare l’anziano gentiluomo in una relazione sentimentale che avrebbe potuto consegnarlo al suo nemico. Non la persuasero né le minacce né, mi duole dirlo, le percosse. La donna non voleva averci nulla a che fare, e per qualche tempo Stapleton si trovò a un punto morto.
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