- Potremmo portarlo in una di quelle costruzioni di pietra e lasciarvelo finché non abbiamo informato la polizia. - Perfetto. Non ho dubbi che io e lei ce la faremo a portarlo fin là. Ehilà, Watson, che succede? Quello è il nostro uomo in carne e ossa; accidenti, che razz di faccia tosta! Mi raccomando: neanchee una parola che riveli i nostri sospetti; acqua in bocca, o i miei piani andranno in fumo.
Una figura stava venendo verso di noi sulla brughiera, e scorpi l’opaco bagliore rissastro di un sigaro. La luna lo illuminava, e mi fu facile distinguere il fisoco agile e l’andatura sostenuta del naturalista. Quando ci vide si ferò, ma proseguì subito.
- Diamine, Dottor Watson, ma non sarà proprio lei? E’ l’ultimo uomo al mondo che mi sarei aspettato d’incontrare in mezzo alla brughiera a una tale ora della notte. Ma, mio Dio, cos’è mai questo? Qualcuno si è ferito? Non… non mi dica che è il nostro amico Sir Henry! – Mi oltrepassò correndo e si chinò sul cadavere. Lo sentii trattenere il fiato, e poi vidi il sigaro cadergli dalle dita.
- Chi… chi è costui? – balbettò.
- E’ Selden, il forzato evaso da Princetown.
Stapleton ci guardò con un’espressione grave sul volto, ma con sforzo supremo aveva già superato lo stupore e il disappunto. Posòbruscamente lo sguardo primaa su Holmes, poi su di me.
- Dio santo! Che cosa sconvolgente? Comìè morto?
- A quanto pare, si è spezzato l’osso del collo cadendo su queste rocce. Io e il mio amico stavamo passeggiando per la brughiera quando abbiamo udito un grido.
- Anch’io ho udito un grido. E’ per qusto che sono uscito. Ero in pensiero per Sir Henry.
- Perché mai proprio per Sir Henry? – non potei fare a meno di chiedere.
- Perché l’avevo invitato a casa mia. Non vedendolo arrivare mi sono meravigliato, e logicamente mi sono preoccupato per la sua incolumità quando ho udito gridare nella brughiera. A proposito… - I suoi occhi si spostarono di nuovo rapidamente dal mio viso a quello di Holmes – avete udito nient’altro oltre a quel grido?
- No – rispose Holmes. – Perché, lei sì?
- No.
- Che intende dire, allora?
- Oh, lei conosce le storie che narrano i contadini sul cane fantasma, e via discorrendo. Si dice che di tanto in tanto si faccia sentire nella brughiera. Mi stavo domandando se fosse accaduto qualcosa del genere, stanotte.
- Non abbiamo udito nulla di simile – risposi io.
- E mi dica, Dottore, qual è la sua teoria sulla morte di questo povero diavolo?
- Non ho dubbi che l’ansia e gli stenti lo abbiano fatto uscire di senno. Deve essersi messo a correre per la brughiera come un forsennato, e alla finenè caduto spezzandosi il collo.
- Sembra un’ipotesi del tutto plausibile – convenne Stapleton, ed emise un sospiro che interpretati come un indice di sollievo. – E lei che ne pensa, Mister Sherlock Holmes?
Il mio amico si inchinò cerimoniosamente.
- Lei è svelto nell’identificare le persone – replicò.
- La stavamo aspettando da queste parti fin da quando è arrivato Watson. E giunge appena in tempo per assostere a una disgrazia.
- Sì, proprio così. Non ho dubbi che la spiegazione del mio amico si rivelerà esatta. Porterò con me un ricordo spiacevole domani, rientrando a Londra.
- Oh, riparte già domani?
- Questa è la mia intenzione.
- Spero che la sua visita sia riuscita a gettare un po’ di luce sui fatti che ci hanno tanto turbati.
Holmes scrollò le spalle.
- Non si può sempre ottenere il successo che si desidera. Un investigatore ha bisogno di fatti, non di leggendo o dicerie. Non è stato un caso soddisfacente.
Il mio amico parlava col suo tono più disinvolto e infifferente. Stapleton continuava a fissarlo. Poi si girò verso di me.
- Potrei suggerirvi di portare questo poveraccio a casa mia, ma darebbe un tale spavento a mia sorella che non mi sento giustificato a fare una cosa del genere. Penso che, se gli copriremo il viso, sarà al sicuro fino a domattina.
Fu dunque deciso in tal senso. Declinando l’offerta di ospitalità da parte di Stapleton, io e Holmes ci incamminammo all volta di Baskerville Hall, lasciando che il naturalista tornasse a casa da solo. Guardando indietro vedemmo la sua figura allontanarsi lentamente nella vasta brughiera, e dietro di lui solo quella chiazza nera sul pendio argentato a indicare il punto in cui giaceva l’uomo che era andato incontro a una fine così orribile.
- Siamo ai ferri corti, finalmente! – esclamò Holmes mentre camminavamo fianco a fianco attraverso la brughiera. – Che nervi saldi ha quell’individuo! Come è riuscito a controllarsi, pur di fronte a quello che deve essere stato un colpo paralizzante, quando ha scoperto che l’uomo sbagliato era caduto vittima del suo intrigo! Gliel’ho già detto a Londra, Watson, e glielo ripeto: non abbiamo mai avuto un avversario più degno dell’acciaio della nostra spada.
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