L’Italia a Scacchi di Roberto Cassano e Mario Leoncini, Le Due Torri 2014.
Bella questa iniziativa di due grandi appassionati. Una guida lungo il nostro paese alla ricerca degli scacchi. “Il lettore vi troverà quanto si trova nei musei; quanto è esposto in palazzi e monumenti; troverà i manoscritti e gli incunabili presenti nelle biblioteche; le biblioteche più importanti; le scacchiere disseminate in ogni dove, comprese le più note in epoca romana, e le manifestazioni folcloristiche non estemporanee che hanno per oggetto il nobil giuoco”.
Solo qualche spunto. Scacchiere famose. A Recanati la scacchiera di Leopardi che a 19 anni prova i primi “turbamenti del cuore” proprio durante una partita con Geltrude Cassi Lazzeri, una cugina ventiseienne che nel 1817 si trova a casa sua. Al Museo del Risorgimento di Genova c’è quella di Mazzini in un suo studio ricostruito e, sempre a Genova, a palazzo Tursi, si trova invece la scacchiera di Paganini che portava con sé durante i suoi viaggi, con i pezzi e le caselle dai colori rosso e nero.
Scacchi giganti un po’ dappertutto, scacchi viventi a Marostica, a Castelnuovo Bormida per rievocare “il grande scacchista Paolo Boi di Siracusa che, ospite alla corte di Pio V (1566-1572), al secolo Michele Ghisleri di Bosco Marengo, si pensa si sia esibito a Castelnuovo Bormida anche alla corte del signore locale Moscheni”, tanto per citarne un paio. E poi a Palermo giocatori di shatrani, pezzi di varia foggia e materiale, documenti e dipinti (famosa la “Partita a scacchi”) in ogni parte dello stivale e a Siena, presso il Monte dei Paschi, il grande quadro di Luigi Mussini che rappresenta la celebre sfida scacchistica che si tenne alla corte di Filippo II nell’agosto del 1575 fra Leonardo Bona da Cutro e il sacerdote spagnolo Ruy Lopez de Segura.
Una scacchiera particolare, fatta di vino bianco e rosso steso tra due cristalli, realizzata dall’artista Vincenzo Reda si può trovare a Torino presso lo studio dell’autore. A Cassino abbiamo la lettera del 1061 di San Pier Damiani che scrisse a papa Alessandro II, considerata per molto tempo “la prima testimonianza cartacea del gioco degli scacchi”. In effetti il più antico codice europeo sul nostro giuoco si trova nella Biblioteca Capitolare di Ivrea. A Tor Bella Monaca possiamo ammirare addirittura un murales scacchistico a colori realizzato nel 2012. A Bologna improrogabile la visita alla libreria “Le Due Torri” specializzata sugli scacchi che è d’obbligo citare per tutti gli appassionati.
E insomma un bel viaggio nell’Italia delle sessantaquattro caselle sotto la preziosa guida di Cassano e Leoncini.
Di Mario Leoncini, Presidente degli scacchi in Toscana, vorrei citare anche Ottocento anni di scacchi a Siena, pubblicato in proprio.
Gli scacchi a Siena sono documentati sin dal XII° secolo in due stemmi di compagnie militari e nella contrada della Torre con il noto elefante. Un famoso fatto di sangue del febbraio 1334. Quattro giovani Piccolomini entrano in palazzo Malavolti, passando per il cortile. Qui sorprendono Regalino Malavolti mentre gioca a scacchi e lo uccidono, conficcandogli un coltello in gola (mai distrarsi). Gli scacchi sono condannati dalla chiesa e dalle prediche di San Bernardino a Siena, nel XIV° secolo, ma continuano ad essere praticati e visti come un avvicinamento all’amore.
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