Le signorine omicidi di Mignon G. Eberhart, James Waffe, Agatha Christie, Mondadori 2014.
Dopo Le signorine omicidi colpiscono ancora di Patricia Wentworth, Mildred Davis e Stuart Palmer di qualche anno fa, sempre sotto la supervisione di Mauro Boncompagni (andate a cercarlo se non lo avete letto), ecco un altro bocconcino prelibato. Qui le “signorine” sono Sarah Keate, Mammina e Miss Marple. Vediamole in azione.
Divorzio provvisorio di Mignon G. Eberhart
“L’infermiera Sarah Keate e la collega Drue sono state richieste in una lontana magione per assistere un paziente ferito da un colpo di pistola”. Solo che il ferito è stato sposato e divorziato proprio con Drue. Questioni di cuore e sentimenti (pure risentimenti) che si intrecciano mortalmente fra loro. Nel senso che ci scappa il morto avvelenato e la colpa sembra ricadere sul solito personaggio citato due volte. Con la nostra Sarah che si mette alla ricerca dell’assassino, rischiando a sua volta la vita. Occhio a due gemelli, al gatto Delfino e ad un vaso in frantumi. E a certi gioielli…
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Mammina e il suo creatore di James Waffe
Siamo a Mesa Grande prossimi al Natale. In prima persona raccontato da Dave, ebreo, difensore d’ufficio. Ora è arrivata anche Mammina (la sua mamma) ultrasettantenne contenta una Pasqua perché qui “Ci si uccide con la stessa facilità sia nel sudovest sia nel nordest! Ti dà la piacevole sensazione che la natura umana non cambierà mai!” (ed ecco sbozzato il personaggio).
Da Dave il signore e la signora Oren a lamentarsi di Chuck Candy, il reverendo della chiesa locale degli Sfolgoranti Apostoli di Cristo che combina un casino del diavolo, tenendoli svegli anche la notte. Chiaro che fa una brutta fine, lasciando come ultimo messaggio sul tappeto “Oro, Incenso e Mirra”. Accusato il figlio degli Oren. Una brutta gatta da pelare per Dave ma c’è sempre pronta Mammina, in contatto perfino con Nostro Signore, a tirar fuori logiche stringenti e ad indirizzare il figlio sulla giusta strada.
Umoristico, ironico, ed in certi punti perfino esilarante.
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Diritto d’asilo di Agatha Christie
“La moglie del parroco trova nella chiesa di Chipping Cleghorn un uomo in fin di vita. Dalle labbra del morente coglie un’ultima parola: “asilo””. Gli hanno sparato a distanza ravvicinata. Ed in seguito, prima di esalare l’ultimo respiro, tira fuori ancora “Per piacere…per piacere”. Occorre l’aiuto di una persona speciale: Miss Marple che si è trasferita in casa del nipote. Sorella e cognato del morto interessati alla sua giacca per una questione “un po’ sentimentale” (uhmm...). Non ci sarà di mezzo qualcosa di più concreto?
Ancora una volta una scelta oculata di Boncompagni tra intuizione, sesto senso e logica glaciale. Con un po’ di sorriso che non guasta.
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