- Sì, signore. Il mio cognome da nubile era Selden, e lui era il mio fratello minore. Lo abbiamo viziato troppo quand’era un ragazzo, e gliele abbiamo date tutte vinte finché lui non si è convinto che il mondo intero era stato creato per suo sollazzo, e che poteva farvi tutto quel che voleva. Poi, nel crescere, si è imbattuto in cattive compagnie e il diavolo gli è entrato in corpo, finché non ha fatto morire mia madre di crepacuore e ha trascinato il nostro nome nel fango. Di delitto in delitto è sceso sempre più in basso, finché solo la misericordia di Dio lo ha salvato dalla forca; ma per me, signore, è sempre stato il bambino ricciuto che io coccolavo e con cui giocavo come qualunque sorella maggiore. Ecco perché è scappato di prigione, signore. Lui sapeva che io abitavo qui e che non mi sarei rifiutata di aiutarlo. Quando si è trascinato fin qui, una notte, esausto e affamato, con le guardie alle calcagna, cosa potevamo fare? Lo abbiamo accolto, lo abbiamo nutrito e ci siamo presi cura di lui. Poi è arrivato lei, signore, e mio fratello ha pensato che sarebbe stato più al sicuro nella brughiera che in qualsiasi altro luogo, fintantoché non si fossero calmate le acque, ed è rimasto nascosto laggiù. Ma una notte sì e una no ci assicuravamo che fosse ancora là avvicinando una luce alla finestra, e se c’era una risposta mio marito gli portava un po’ di pane e della carne. Speravamo ogni giorno che se ne fosse andato, ma fintantoché fosse rimasto laggiù non potevamo abbandonarlo. Questa è la sacrosanta verità, signore, perché io sono un’onesta cristiana, e lei vede bene che se in questa faccenda c’è qualcuno da biasimare non è mio marito ma sono io; poiché tutto quello che lui ha fatto, l’ha fatto solo per me. L’intensità con cui la donna aveva pronunciato queste parole le rendeva assolutamente convincenti.

- E’ tutto vero, Barrymore?

- Sì, Sir Henry. Ogni singola parola.

- Bè, non posso biasimarla per non aver tradito la fiducia di sua moglie. Dimentichi quel che ho detto. Andate in camera vostra, voi due, e riparleremo della questione domani mattina.

Dopo che si furono ritirati, abbiamo guardato di nuovo fuori dalla finestra. Sir Henry l’aveva spalancata, e il vento freddo della notte ci colpiva in faccia. Lontano, nelle tenebre, brillava ancora quel piccolo puntino di luce gialla.

- Mi meraviglio che osi tanto – ha commentato il Baronetto.

- Può darsi che la luce sia piazzata in modo tale da essere visibile soltanto da qui.

- E’ molto probabile. Secondo lei quanto può distare?

- Dev’essere dalle parti del Cleft Tor.

- A non più di uno o due miglia, dunque.

- Pressappoco.

- Bè, non può essere tanto lontano se Barrymore doveva portargli da mangiare. E adesso è là che aspetta, la canaglia, accanto alla sua candela. Perbacco, Watson, andrò io stesso ad acchiappare quell’uomo!

Lo stesso pensiero mi aveva attraversato la mente. Non era come se i Barrymore ci avessero messi a parte delle loro confidenze. Il loro segreto gli era stato estorto. Selden era un pericolo per la comunità, un farabutto incallito che non meritava né compassione né attenuanti. Non avremmo fatto altro che il nostro dovere se avessimo colto questa opportunità di riportarlo là dove non avrebbe più potuto nuocere. Data la sua natura brutale e violenta, altri avrebbero pagato il prezzo della nostra debolezza. Una notte qualsiasi, per esempio, i nostri vicini, gli Stapleton, avrebbero potuto essere assaliti, e forse era stato proprio questo pensiero a spronare Sir Henry.

- Vengo anch’io – ho replicato.

- Allora prenda la rivoltella e si infili le scarpe. Prima partiamo, meglio è. Perché da un momento all’altro quello sciagurato potrebbe spegnere la luce e tagliare la corda.

Cinque minuti dopo eravamo fuori dalla porta, pronti ad affrontare la nostra spedizione. Ci siamo affrettati oltre i cespugli avvolti nel buio, fra il cupo lamento del vento autunnale e il fruscio delle foglie cadenti. L’aria notturna era greve di un odore di umidità e decomposizione. Di tanto in tanto la luna sbucava fuori per un attimo, ma le nuvole trascorrevano rapide sul volto del cielo, e proprio mentre raggiungevamo la brughiera è cominciata a cadere una pioggia fitta. La luce risplendeva ancora nitida di fronte a noi.

- E’ armato? – ho chiesto.

- Ho un frustino da caccia.

- Dobbiamo essere rapidi nel balzargli addosso, perché dicono che sia capace di tutto. Dobbiamo prenderlo di sorpresa e immobilizzarlo prima che possa reagire.

- Senta, Watson - ha interloquito il Baronetto – cosa ne penserebbe Holmes? Riguardo alle ore tenebrose in cui i poteri del male si intensificano?