Il delitto dell’Immacolata di Domenico Cacopardo, Marsilio 2014.
Messina 1976. Filippo Soliméni detto Lollo non ha intenzione di lasciare la Sicilia. Università e boxe. E donne. Come Immacolata Barbalonga Chirò, trentadue anni, trascurata dal marito. Conseguenza “occhiate” su Lollo e salti sul letto. Tutto bello finché non viene strangolata e i sospetti cadono proprio sul bel giovanotto, indagato dal capitano Vittorio Ecce e dal giudice istruttore dottoressa Piranio Limongi Adele. Un po’ di carcere e poi la liberazione perché prove concrete non ce ne sono.
Continua la vita piuttosto spensierata di Lollo tra pesca, nuotate e sesso. Prima con Lia, che non aveva confermato il suo alibi nel primo assassinio insieme alla sorella anch’essa strangolata, e poi con Smeralda di cui si innamora perché non gliela dà (è proprio così). Forse qualcuno lo segue e uccide le sue amanti.
Dunque sesso e morte a babordo e tribordo in prima persona dal suddetto sciupafemmine lungo una strada già resa famosa da una autrice famosa. Troppo rischioso anche se Cacopardo ce la mette tutta.
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