Nella collana Intrecci della casa editrice Voland viene pubblicato il romanzo giallo dal titolo Il cargo giapponese (2014) dello scrittore romano Giorgio Manacorda.
Si tratta della seconda indagine del commissario Sperandio. Un commissario veramente “fuori dalle righe” un poeta, una persona simpatica che conduce le indagini in un modo tutto particolare arrivando però a chiarire misteri molto intricati. Lo abbiamo conosciuto nella sua prima avventura nel romanzo Delitto a Villa Ada.
Ora scopriamo che è stato trasferito in Sardegna, una punizione per i suoi modi civili ma non graditi dai superiori, qui è andato ad abitare in un paesino della Barbagia in un esilio volontario tra i monti.
Non frequenta quasi nessuno e vive praticamente in simbiosi con un cane, un labrador che ha raccolto e curato, lo ha chiamato Scotch, parla con lui e legge o scrive poesie.
La sua routine viene interrotta quando viene convocato d’urgenza a Cagliari dal questore di quella città, suo vecchio amico e compagno di corso nella polizia.
Gli viene affidato il compito di risolvere uno strano mistero, quello di un cargo giapponese che una notte è arrivato nel porto della città e senza nessuna persona a bordo si è schiantato contro un molto.
Sperandio inizia, alla sua maniera, le indagini, interrogando un vecchio marinaio scopre che nel porto si aggira il fantasma di un giapponese, forse il capitano, poi esaminando il cargo nel suo interno, sempre aiutato dal marinaio si scopre che forse quella nave era stata adibita al trasporto di schiavi.
Mentre il commissario gira per la città con Scotch alla ricerca di librerie fornite di libri di poesie, fa un incontro inaspettato, è Francesca che lui ha conosciuto a Roma e che ora insegna all’università di Cagliari. Sarà un rapporto difficile per la timidezza di Sperandio ma che si trasformerà presto in amore.
Intanto in città girano misteriosi giapponesi e quasi ogni giorno nel porto ne viene trovato uno ucciso.
Ad ogni uccisione il cadavere viene lasciato e presentato come voler inviare agli investigatori un messaggio e sarà Sperandio che, grazie al suo strano modo di ragionare e alla conoscenza di poeti tedeschi, riuscirà a risolvere il mistero.
un brano:
Il corpo del secondo giapponese era ormeggiato - sì, ormeggiato - alla banchina di via Roma, non distante, quindi, dal cargo. Era legato a delle tavole che lo mantenevano a galla quel tanto che bastava a far affiorare il ventre, il mento, il naso e il profilo della fronte. Infisso nella bocca, un bastone con legato uno straccio bianco sul quale era stato dipinto in rosso un sole con i suoi raggi storti e ingenui o solo frettolosi. Era nudo ma sembrava vestito, tanto era coperto di tatuaggi, anzi di un solo tatuaggio ripetuto infinite volte in varie fogge, dimensioni e colori: l'immagine del sole brillava su quel corpo ma non lo riscaldava più.
- Mi sa che hai ragione tu. L'assassino ci sta dicendo qualcosa - mormorò il questore.
- Non lo so. Non ne sono così sicuro.
- Ma l'hai detto tu che con queste morti il fantasma, insomma il capitano, ci sta facendo un discorso!
L’autore:
Giorgio Manacorda è nato a Roma nel 1941. Ha insegnato letteratura tedesca all’Università della Calabria e all’Università della Tuscia. Ha scritto vari saggi su autori di lingua tedesca (da Goethe a Heiner Müller passando per Hofmannsthal, Roth, Kafka, Bachmann e altri) e si è occupato di poesia italiana contemporanea. Il suo libro più recente è Scrivo per te, mia amata e altre poesie (1974-2007), Scheiwiller 2009. Il corridoio di legno è il suo primo romanzo.
la “quarta”:
Un cargo battente bandiera giapponese si schianta su una banchina del porto di Cagliari. È completamente vuoto: nessun carico e niente equipaggio. Sembra una nave fantasma. Il questore di Cagliari chiama a indagare un suo antico compagno di corso, il commissario poeta Sperandio, che vive esiliato tra i monti della Barbagia, senza amici e senza una donna, in simbiosi con il suo cane. Il modo di procedere di Sperandio è poco ortodosso, al limite della follia – eppure comincia a intravedersi la soluzione. Prima di risolvere l’enigma dovranno morire dieci giapponesi. E dovrà nascere un amore.
Giorgio Manacorda, Il cargo giapponese (2014)
Voland, collana Intrecci, pagg. 161, euro 14,00
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