L’utilità dell’inutile di Nuccio Ordine, Bompiani 2013.
Finalmente un libro che tira un po’ su il morale. Almeno a quelli come me che talvolta si chiedono a cosa serve leggere e scrivere ogni giorno. Soprattutto se non si guadagna un baiocco in una società basata quasi esclusivamente sul malloppone dollaroso.
E allora posso citare una bella trenata di capoccioni così (ho allargato le braccia) che vengono a darci una mano. Dove si pesca, si pesca bene. Per esempio partendo da Montaigne per cui “Non c’è niente di inutile, neppure l’inutilità stessa” (evviva!). E già Dante e Petrarca avevano condannato gli pseudo-letterati che scrivevano con l’occhio al guadagno, mentre il disprezzo per il vile denaro (ma non si esagera un po’?) lo si trova bello tosto nella letteratura rinascimentale dell’Utopia con Tommaso Moro, Campanella, Bacone e compagnia bella.
Lo stesso Shakespeare (e di’o po’o) afferma che “non è tutto oro ciò che luccica”, se poi ci si mette anche Kant per cui “il gusto del bello è un piacere disinteressato e libero” siamo con le spalle al sicuro. Ovidio confessa apertamente di coltivare l’inutile, il nostro Leopardi condanna l’utilitarismo di un “secol superbo e sciocco”. “Essere un uomo utile mi è sempre sembrato una cosa squallida” dichiara Baudelaire e Théophile Gautier rincara “Ciò che è utile è brutto” come “il cesso” e la pazzia di Don Chisciotte si ispira, come sappiamo, agli ideali nudi e puri. Ma il problema dell’inutilità, che non è per niente inutile, era già stato affrontato in un saggio di Zhuang-Zi addirittura nel IV° secolo a.C.!
Oggi, tutti presi dalla logica del profitto, non ci si rende conto degli effetti catastrofici sul mondo della scuola. Studenti clienti e professori burocrati. Nessuno che si preoccupi della qualità della ricerca e dell’insegnamento. A finire il saggio “L’utilità del sapere inutile” di Abraham Flexner.
Insomma, amici dello scrivere inutile, miei sfortunati compagni di viaggio, oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo confortati da cotante menti e gridare al mondo ”Vedete, anche noi siamo utili!”.
O no?
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