Tratto del romanzo di Daphne du Maurier è la storia di una coppia John e Laura Baxter (che qui hanno i visi, allora molto di moda, di Donald Sutherland e Julie Christie), sconvolta dalla morte accidentale della figlia. Bimbetta dai biondi capelli e dall’impermeabile rosso, la loro bambina è annegata in una mirabile sequenza iniziale in uno stagno fuori casa. Subito intuiamo una mano esterna, quasi sovrannaturale perché, mentre esamina alcune diapositive scattate in una chiesa veneziana che dovrà restaurare, John ha l’impressione di scorgere l’ombra dell’impermeabile rosso della figlia. Di più, l’ombra si stempera diventando quasi una macchia di sangue. Colto da un’intuizione corre all’esterno ma ormai la bimba è annegata. Passa il tempo e la coppia si trasferisce in una Venezia invernale nella quale John cerca di superare lo shock della perdita concentrandosi sul lavoro ingrato del restauro di una chiesa che si rivela un po’ un imbroglio. Non di un edifico rinascimentale si tratta ma di una chiesa posteriore, ma quello è il lavoro e pertanto va eseguito. Sembra non curarsene non troppo neanche il vescovo che ha il viso sempre inquietante di Massimo Serato. Intorno alla coppia che alterna momenti di tenerezza ad altri di aperta crisi, Laura infatti non ha accettato del tutto la morte della figlia, vive una Venezia fatta di personaggi buffi (il gestore dell’albergo chiaramente omossessuale è una macchietta un po’ fuori luogo) ma anche inquietanti. Veniamo a sapere che è in attività un misterioso serial killer del quale, di tanto in tanto, vengono ripescate le vittime nei canali. Delle indagini è incaricato il commissario interpretato da Tiziano Scarpa che più ambiguo e poco affidabile non potrebbe essere e, guardacaso, tra le calli, di tanto in tanto, John crede di scorgere la figuretta con l’impermeabilino rosso della figlia. Decisamente l’atmosfera non giova alla coppia e neppure la frequentazione di una coppia di anziane inglesi piuttosto strambe delle quali la cieca è anche una medium. Affascinata, Laura decide di dare ascolto a quest’ultima che le assicura di aver visto il fantasma della figlia in stato di grazia, ma l’avverte anche di un pericolo mortale che incombe su John. Questi, sempre secondo la misteriosa veggente che sparisce più volte senza ragione, quasi per far salire la tensione, anche lui sarebbe dotato del “dono” di vedere il “mondo oscuro”. Convinto che la moglie sia in piena crisi di nervi John la tratta rudemente.
Avviene poi un incidente al figlioletto sopravvissuto che costringe la giovane donna a tornare per qualche giorno in Inghilterra. Se dapprima John considera quel temporaneo allontanamento come un’occasione per lavorare un po’ in pace una serie di avvenimenti lo precipita nell’angoscia più nera. Dapprima scampa miracolosamente a un incidente sulle impalcature della chiesa (per la verità i lavori si svolgono nel totale spregio delle regole di sicurezza... vabbè che siamo nell’Italia vista dagli inglesi degli anni ’70, ma ci fosse un operaio con l’elmetto, un dispositivo di sicurezza...) poi John vede passare uno dei celebri funerali veneziani con tanto di battello perfettamente adornato e le due vecchie e Laura a bordo.
Intanto i delitti proseguono senza che vi sia un’apparente connessione. Un pista la vede però il commissario quando John, nel tentativo vano di rintracciare la veggente per chiederle spiegazioni sulla presenza di Laura a Venezia mentre dovrebbe essere a Londra, ordina a un suo agente di seguire il restauratore collegandolo al famoso “maniaco”. Da qui in poi la storia s’intreccia perdendo - è vero - un po’ il filo logico ma giocando alla grande le carte della suggestione, con diverse intuizioni visuali che restano nella mente dello spettatore. Chiaramente comprendiamo che qualcosa di vero nella storia che John possieda il dono c’è. Persino abbiamo dei dubbi sulle sue facoltà mentali. Stabilito che il figlioletto sta bene Laura sta tornando da Londra dove è effettivamente arrivata senza problemi.
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