La Sentinella del Papa di Patrizia Debicke van der Noot, Todaro 2013.
1506 a Roma. Brutta fine del vescovo Giovanni Burcardo, torturato e ucciso nel suo palazzo, recisa la carotide, “un disegno inciso rozzamente con una lama affilata sul petto del morto” che si rifà al culto pagano di Ankh, simbolo egiziano della vita. Uccisa anche Lavinia Sabina, cortigiana di classe che teneva compagnia al nostro vispo uomo di chiesa (a quel tempo prassi normale).
Al centro della vicenda un complotto per uccidere la figlia del Papa Giulio II, Felice della Rovere che si deve sposare con Giangiordano Orsini. Indaga il leutnant svizzero Julius von Hertenstein, la “sentinella” del Papa, sopracciglia folte e scure, capelli biondi, occhi azzurri, poliglotta, uditore all’Università di Basilea, poi nell’esercito, addirittura sotto Luigi XII e ora preposto a questa funzione. In netto contrasto con gli sbirri capitanati da Marco Alteri che si rode per essere stato estromesso proprio dagli svizzeri.
Vicenda movimentata con sacrifici umani, intrighi, ricatti, colpi di scena, duelli, morti ammazzati, il classico passaggio segreto, spunto di sesso, squarci di vita della società del tempo, personaggi storici di rilievo ben sbozzati come lo stesso Giulio II, il banchiere senese Agostino Chigi, Michele Corella (il boia dei Borgia), Machiavelli malaticcio, l’allettante cortigiana Imperia che fa battere il cuore al nostro Julius (ed altri). Racconto che si dirama e si amplia, si contorce un pochettino nel variare degli avvenimenti (un vero tourbillon che mi ricorda certe avventure di cappa e spada) ma resta sempre di stimolo alla lettura.
Di questo leutnant svizzero, belloccio e sveglio, risentiremo parlare.
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