Dalle nebbiose e inquietanti serate della Londra tardo-vittoriana, ai tavoli auspicabilmente privi di fumo (ma so che il mio gruppo in questo è una minoranza) dei salotti nostrani, Jack lo Squartatore è diventato uno tra i personaggi più gettonati dell’universo ludico contemporaneo, sia esso come rivale di Sherlock Holmes in un ben noto gioco per PC, sia come protagonista o comprimario di lusso di un cospicuo numero di giochi da tavolo, che si sono guadagnata una discreta fama nel corso degli ultimi anni. In questa breve rassegna, vedremo la sua evoluzione nel gioco da tavolo.
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La prima menzione va a un gioco poco noto, risalente esattamente a trent’anni fa, al 1983, pubblicato dalla canadese Aulic Council, una piccola e praticamente sconosciuta casa editrice, che nel corso della sua breve esistenza, ha pubblicato tre soli giochi, due dei quali dei wargames dedicati alla Seconda Guerra Punica in Italia (Hannibal) e alla guerra Anglo-Francese in Canada (Mohawk), il terzo un boardgame per due soli giocatori, dedicato alle "imprese" del Nostro. Nel gioco, fortemente derivato dal wargame (ma d’altra parte, in quegli anni, era l’unico tipo di gioco da tavolo considerato accettabile per gli adulti), un giocatore interpretava il ruolo di Jack e l’altro quello di Sir Charles Warren. Scopo di questo ultimo è identificare e catturare Jack prima che uccida troppe prostitute. Meccaniche simili al quasi contemporaneo Scotland Yard (che può in effetti essere considerato uno dei protitipi del genere, ed è un gioco su Jack lo Squartatore edulcorato e reso irriconoscibile nel ruolo del fantomatico protagonista, per renderlo accettabile per un pubblico di ragazzini), teso ed equilibrato, a quanto dicono le recensioni. È stato un po’ la base su cui si sono modellati tutti i futuri giochi dedicati al Nostro.
E che le meccaniche e lo stile di gioco di Scotland Yard siano alla base di quasi tutti gli altri tentativi ludici da tavolo riguardanti lo Squartatore, è facilmente comprensibile: sono semplici e riescono a catturare molto bene l’atmosfera di dubbi e sotterfugi che alimenta la leggenda di Jack.
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Ed ecco quindi che dopo il citato Jack the Ripper (è questo il titolo del gioco Aulic sopra descritto), anni recenti hanno visto spuntar fuori dei suoi “aggiornamenti” (alla fine, gran parte dei giochi da tavolo che hanno invaso le tavole del gioco adulto a partire dalla metà degli anni Novanta, sono tutti varianti o modifiche di sistemi già lungamente provati in passato, salvo rare eccezioni) come Mr Jack (gioco francese del 2006) e Whitechapel (titolo italiano dell’originale Letters from Whitechapel, e unico di questa serie di giochi ripperiani ad aver avuto una versione italiana).
Il primo è un ottimo gioco da tavolo per due giocatori, dove uno dei contendenti deve nascondere all’altro l’identità dello Squartatore in mezzo a otto possibili sospetti, attraverso un intrigante sistema di gioco, con il “poliziotto” che ha a disposizione un solo tentativo (può accusare una sola volta un personaggio) per scoprire l’identità del colpevole. Nato come giochino autoprodotto, l’enorme popolarità ottenuta ha portato in breve tempo a far nascere sulle sue spalle un’intera casa editrice e diverse espansioni e varianti (tra cui una che porta lo Squartatore a New York - scenario più volte ipotizzato nella fiction letteraria e non).
Più lungo e complicato risulta essere invece Whitechapel, dove un’intera squadra di giocatori/poliziotti si pone sulle tracce del giocatore Jack, con un sistema che potremmo definire - con termine inglese ormai di uso abbastanza comune nel gergo ludico odierno - Scotland Yard on steroids. I difetti di un prodotto dalla grafica sontuosa e la componentistica di primo livello (particolare che ormai ha una rilevanza fondamentale nel successo di un gioco, vista la quantità di prodotti che annualmente invadono un mercato un tempo preda di pochissimi titoli di sicuro successo - Monopoli, Risiko, Scotland Yard, appunto) sono il mascherare sotto le vesti di gioco a più giocatori quello che è invece un sistema adatto maggiormente alla sfida uno contro uno, e a complicare inutilmente - e soprattutto allungare a dismisura la durata di una partita - un gioco dalle base solide e l’ambientazione più consona al suo svolgimento.
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Sempre molto recente, ma che come design deve più a Cluedo che a ogni altra cosa è London 1888, uscito nel 2005, dove un giocatore è ancora una volta lo Squartatore e si trova a dover sfuggire agli investigatori che, sulla base di indizi assolutamente simili a quelli a disposizione nel citato gioco investigativo più famoso di sempre, devono riuscire a individuarlo prima che compia tutti i suoi delitti. Ha generato l’espansione Whitechapel (certo che quanto a fantasia nei nomi avrebbero potuto fare qualcosa di meglio).
Una citazione per la sua atipicità e la differenza con tutti gli altri qui citati, la merita poi Jack the Ripper, disegnato nel 2007 da Chris Engle, per i suoi cosiddetti Matrix Games: si tratta di un gioco puramente narrativo (appartenente al genere dello Storytelling, nato nei tardi anni Ottanta come variante dei più classici - e uguali a se stessi - giochi di ruolo tradizionali - in Italia, il più noto è On Stage, di Luca Giuliano, un "piccolo grande" capolavoro), dove ogni giocatore interpreta un ruolo in una sorta di dramma da tavolo, con scopi e caratteristiche ben precise che deve cercare, attraverso la propria capacità interpretativa, di esprimere in modo convincente, tanto da ottenere la propria vittoria individuale (che può finire per sovrapporsi con quella di altri - un’esperienza ludica sempre molto coinvolgente e illuminante).
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