– Questo tè sa di fornello da campeggio – interruppe Lois un po’ maligna e Lizzy fu abbastanza umana da averne pena.– Hai sentito il vecchio Mackenzie l’altra notte? – chiese e dopo che Lois ebbe fatto cenno di no con la testa: – Non capisco come possa uno scozzese suonare il violino; pensavo che suonassero soltanto la cornamusa.– Suonava splendidamente – continuò Lois – a volte sogno quella musica.
Lizzy sospirò.
– Il cuore della notte non è il momento adatto per suonare alcunché – brontolò con enfasi. – Sarà il nostro padrone di casa, ma noi abbiamo il diritto di dormire. E comunque lui è pazzo.
– È un bel genere di pazzia – replicò Lois con adulazione – ed è un caro vecchietto.
– Ogni cosa a suo tempo – disse Lizzy e alzandosi prese una tazza e un cucchiaino dal tavolo della cucina, li sbatté sul tavolo, si versò il tè e schizzò con noncuranza del latte nel liquido scuro.
– Tocca a te portarglielo, e potresti accennargli di sfuggita che il genere di musica straniera che mi piace è Night Time in Italy.
Era loro abitudine prendere il tè ogni mattino e portarlo al vecchio che occupava il piano sotto di loro e che, tra l’altro, come proprietario di casa, era soltanto un buon amico per le due ragazze. L’affitto che pagavano, considerando la posizione centrale della casa, era modesto.
Lois portò giù la tazza e bussò a una delle due porte dell’altro pianerottolo. Si sentì un rumore di passi striscianti sul pavimento nudo, la porta si aprì e Rab Mackenzie guardò benevolmente, da sopra la montatura dei suoi occhiali, quella dolce apparizione.
– Grazie, grazie molte, signorina Reddle – esclamò mentre prendeva la tazza in mano. – Volete venire dentro un momento? Sapete, ho riavuto il mio vecchio violino. Vi ho disturbato l’altra notte?
– No, mi dispiace, non vi ho sentito – rispose Lois mentre appoggiava la tazza sulla superficie ben pulita del tavolo. La stanza scrupolosamente pulita, e arredata solo con l’essenziale, era una sistemazione congeniale per quel vecchietto.
Prese il violino che era appoggiato sulla credenza con un tocco delicato e gentile.
– La musica è una grande occupazione – disse – se vi si può dedicare del tempo, ma il palcoscenico fa dannare. Non mettetevi in mente di fare del teatro, signorina. Tenetevi dalla parte giusta delle luci. Quella di teatro è tutta gente strana e falsa. – Annuì enfaticamente continuando: – Mi sedevo in mezzo all’orchestra per guardare le sue piccole dita insinuarsi fra le corde. Era una ragazza graziosa. Non molto più vecchia di voi e altezzosa come la gente di teatro; come potevo trovare il coraggio di chiederle di sposarmi? Non l’ho mai capito – sospirò profondamente – ah, certo, preferirei vivere in un paradiso di scemi piuttosto che non vivere affatto in paradiso per due anni… – scosse la testa e continuò – era una ragazza graziosa, ma aveva una mente criminale. Ci sono ragazze come lei, che non hanno coscienza né rimorsi. Se non hai coscienza né rimorsi, né alcun senso dei valori, non c’è niente che non faresti a cominciare dall’omicidio.
Non era la prima volta che Lois sentiva quei brontolii riferiti a una donna misteriosa; erano gli ammonimenti del vecchio per allontanarla dall’idea del teatro; ma era la prima volta che parlava di una mente criminale.
– Le donne sono strane creature, signor Mackenzie – commentò compiacendolo.
Egli annuì. – Sì, sono d’accordo – replicò semplicemente. – Ma in genere sono superiori alla maggior parte degli uomini. Grazie per il tè, signorina Reddle.
Lois tornò nel suo appartamento dove trovò Lizzy che stava combattendo con il soprabito.
– Ebbene, è riuscito ad allontanarti dall’idea del palcoscenico? – domandò la signorina Smith, mentre si guardava allo specchio incipriandosi disordinatamente il naso. – Scommetto che l’ha fatto. Gli avevo accennato le mie intenzioni di partecipare a un concorso di bellezza e a momenti gli prendeva un colpo…
– Non dovresti tormentare quel povero vecchio – disse Lois.
– Dovrebbe avere più buon senso. – Lizzy sembrava sdegnata. – Concorso di bellezza! Ma non ha occhi per vedere?
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