Questa settimana incontriamo uno dei titoli meno noti di Edgar Wallace, un romanzo del 1925 apparso a puntate su “Flynn’s Magazine” (con il titolo Sins of the Mothers): Il segreto del passato (The Strange Countess), edito in digitale da Newton Compton nella collana “Zeroquarantanove” (n. 191).
Arrivato lo stesso anno in Italia con il titolo di Condanna a vita, “I Libri Gialli” Mondadori n. 132, il romanzo riapparirà come Il segreto del passato nel 1988 quando la Garden Editoriale lo inserisce ne “La Biblioteca Classica del Romanzo Giallo” (n. 9) con la traduzione di Noemi Fargion: la stessa traduzione appare ne “Il Giallo Economico Classico” della Newton Compton (n. 112) e in questa edizione digitale.
Ecco il primo capitolo.
Lois Margeritta Reddle sedeva sul bordo del letto tenendo una pesante e capiente tazza di tè in una mano e una lettera nell’altra.
Il tè era troppo dolce, il pane era stato tagliato con tutta la generosità che era stata risparmiata nello spalmarvi il burro, ma lei era così assorta nella lettura di quel foglio di carta che non badò all’inefficienza di Lizzy Smith come dispensiera.
Nell’intestazione della lettera c’era uno stemma dorato, e la carta era spessa e leggermente profumata.
Chester Square S.W.
La contessa di Moron è lieta di apprendere che la signorina Reddle assumerà l’incarico di segretaria personale lunedì 17. Alla signorina Reddle verrà assicurata una buona posizione con ampie opportunità creative.
La porta si aprì e apparve Lizzy con il viso rosso e lucente.
– Il bagno è vuoto, bisognerebbe prendere del sapone, puoi vedere da te quello che è rimasto. Cosa dice la lettera?
– Viene dalla contessa. Inizio lunedì.
Lizzy fece una smorfia. – Dormirai lì, naturalmente? Vorrà dire che dovrò cercare qualcun altro per dividere queste stanze. La bocca di Lois si curvò abbozzando un sorriso.
– Beh, non puoi dire che non abbia badato a te – continuò Lizzy soddisfatta – scommetto che sono stata la migliore padrona di casa con cui tu abbia diviso l’appartamento. Ho fatto la spesa, ho cucinato, ho fatto ogni cosa, lo ammetterai?
– Sei stata un tesoro – rispose Lois – in ogni caso mi dispiace di dovermene andare. Ma cerca di capirmi, Lizzy, sono stanca di questa vita di spostamenti. Dalla National School, alla casa dei Roopers, dai Roopers al Drug Store, e poi dai grandi avvocati.
– Grandi – esclamò sprezzante Lizzy – i vecchi Shaddles, grandi! Quel vecchio demonio non mi darebbe nemmeno una lira d’aumento per Natale e sono ben cinque anni che lavoro per lui! Mi auguro che sposerai qualcuno dell’alta società. La contessa è una strega, ma è ricca e puoi essere sicura di incontrare tanti buoni partiti.
Avevano diviso l’appartamento al terzo piano in Charlotte Street dal giorno in cui Lois era venuta a Londra. Lois era un’orfana; non si ricordava di suo padre, che era morto quando lei era appena nata, ricordava soltanto indistintamente la piacevole donna dall’aspetto matronale che si era affannata per lei in quei tempi duri e pieni di umiliazione, nei suoi primi giorni di scuola. Passò sotto la tutela di una lontana zia che non si preoccupava che degli innumerevoli malesseri di cui immaginava di soffrire. Poi la zia morì, nonostante lo schieramento di bottiglie di medicine, o forse proprio quello ne fu la causa. Lois andò nella sua prima camera in affitto.
– Ad ogni modo, la contessa apprezzerà la tua dignità – la confortò Lizzy, mentre la ragazza entrava in cucina, evidentemente assorta nel pensiero del suo appuntamento.
– Non credo di essere piena di dignità – disse Lois serenamente.
Con un’abile mossa Lizzy rovesciò le uova dalla padella.
– Scommetto che è ciò che pensa lui – insinuò Lizzy e la ragazza arrossì.
– Desidererei che non parlassi di quel giovanotto stregato come se fosse un dio – rispose seccata.
Niente scoraggiava Lizzy Smith, che si asciugò la fronte con il dorso della mano, mise la padella nel lavandino, si sedette con espressione attenta e continuò:
– Non è come uno di quegli accattoni – aggiunse con aria sognante – è completamente diverso! Dovevi vedere con quale garbo mi ha ringraziata, e non ha mai detto una parola che non potesse essere riportata nella prima: pagina del Baptist Herald.
– Queste uova sono bruciate – sbuffò Lois.
– E – continuò risoluta Lizzy – ha l’automobile. E solo il tempo che va su e giù per Bedford Row, per vederti, intenerirebbe un cuore di pietra.
– Il mio è d’acciaio – sorrise Lois. – E poi, davvero, Elizabeth, sei ridicola.
– Sei la prima persona che mi abbia chiamata Elizabeth da quando sono stata battezzata – notò la stenografa con tutta calma – ma anche questo non cambia le cose per quanto mi riguarda, il signor Dorn…
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