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I giornali del giorno dopo il colloquio su riportato uscirono quasi tutti con il seguente titolo: Arrestato l’assassino del Capitano Dudley.
Quello stesso pomeriggio, verso le quattro, un uomo, dai connotati arabi, si presentò alla signora De La Hire chiedendo una stanza ed annunciandole che la sera doveva parlarle in privato.
Immaginando chi fosse, Emmanuelle De La Hire gli diede una stanza accanto alla sua e, giudicandolo un bell’uomo, si ripromise di trascorrere la notte con lui. Si sentiva molto sollevata, il suo diabolico piano era stato portato a termine con successo, e voleva festeggiare.
Rientrata nella sua camera fu colta come da un improvviso senso di colpa, ma fu un attimo. Si disse:
- Mio Dio! Non ho niente da vergognarmi se sono una ladra e una assassina, non ho in me nessuna remora morale che mi spinga a non derubare o ad non uccidere il mio simile, e d’altronde non incontro, in tutti gli angoli delle strade, persone che mi dicono misteriosamente: Tieni! prendi! questo è in mano tua, nessuno ti osserva, non hai nulla da temere! Uccidi! Quest’uomo è inerme, ecco l’arma, nessuno ne saprà nulla! Pecca! Tutto è pronto per il tuo trionfo, è tutto previsto.
La morale non era per lei. Era ancora giovane e bella e voleva godere della vita. Si alzò dal letto e fece quello che non aveva fatto per tanto tempo: si tolse tutti i vestiti e guardò con attenzione la propria nudità davanti a un grande specchio. Non sapeva esattamente cosa stava cercando.
Si diceva che avesse una bella figura e forse era vero. Aveva un corpo adolescenziale da ragazzo, come voleva la moda del momento. Era alta, flessuosa, con un seno colmo ma saldo, svettante, con aureole che le donavano una grazia languida e fluente che si poteva definire bella. La carnagione era chiara, le membra solide. Quel corpo avrebbe dovuto possedere un fascino irresistibile, ma a lei sembrava che mancasse sempre qualcosa.
Alle sue curve ferme e morbide mancava la mano di un uomo. Era come se non avesse ricevuto abbastanza sole e calore, diventava grigio, opaco. I suoi seni, senza la bocca di un uomo, senza le mani di un uomo che ne accarezzassero i contorni, per soppesarli in struggenti carezze, erano come frutti immaturi, amari, appesi lì senza significato.
Il suo ventre era sempre in attesa. In attesa di uno sprone maschile che lo facesse sussultare donandogli nuovamente vigore e spessore, facendo sì che le cosce, un tempo agili e snelle nella loro femminile rotondità, ritrovassero i loro scatti giovanili.
Proprio così. Il suo corpo, senza un uomo, sembrava essere privo di significato, diventava privo di vita, inespressivo, senza contenuto. Tutto questo la deprimeva. E che quella sera si sarebbe fatta prendere da uno sconosciuto la esaltava, come l’aveva esaltata l’omicidio di Dudley.
Lo aveva pugnalato all’acme del suo orgasmo. Esperienza sublime che non avrebbe mai dimenticato. Ed ora, l’uomo che stava nell’altra stanza non solo avrebbe contribuito al suo piacere, ma anche alle sue finanze.
Guardò nel riflesso dello specchio che stava dietro di sé, la schiena, la vita, le natiche. Stava diventando magra e questo non le donava affatto. La linea degradante delle anche e delle natiche era sempre la stessa, ma sembrava aver perso quella dolcezza languida della sua gioventù.
Una voce ignota sembrò dirle:
- Guardami, io sono la Giovinezza, sono la Lussuria e la Gioia! E odo questo ogni giorno della mia vita, e dovunque volga i passi un amante mi assale, e quando lo respingo, quando ricorro a tutto il mio coraggio per salvarmi da lui, scopro che quest’uomo ha un alleato fedele, il quale si trova qui, nella mia carne e nel mio sangue e mi grida: Seguilo! Seguilo! Mio Dio, non ho più forza...
Emmanuelle De La Hire guardò l’ora e si disse che il momento era giunto. Si vestì, poi bussò alla porta dell’uomo.
Il giorno dopo, i giornali della mattina riportavano il seguente titolo: Clamoroso! A seguito di un bluff della polizia è stata arrestata la vera colpevole dell’omicidio del capitano Dudley.
Ancora una volta la mente sagace di Sheila Holmes aveva colpito nel segno. Immaginando che il compenso per l’omicidio sarebbe stato pagato a posteriori, quanto meno il saldo, aveva fatto sì che un suo uomo si fosse presentato al pensionato con la scusa di onorare l’incarico affidato.
Emmanuelle De La Hire non aveva avuto motivo di dubitare. Quell’uomo sapeva tutto ed inoltre le portava il denaro. Il poliziotto incaricato della finzione, nel pomeriggio, aveva collocato nella sua stanza i microfoni necessari a raccogliere la confessione dell’assassina. Giocando d’astuzia, prima di pagarla, aveva voluto sapere i particolari dell’omicidio.
Per Emmanuelle De La Hire non c’era più scampo.
E fu così che Sheila Holmes portò a termine il suo primo incarico.
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