Un leggero colpo fu bussato alla porta; il giovane s’alzò e dopo aver rapidamente rimesso la fotografia nell’astuccio e questo nella tasca interna della giacca andò ad aprire.Era John Minute, che entrò annusando con fare sospettoso:– Ma che razza d’odore, Jasper! – brontolò. – Cosa aspettate a inventare prodotti chimici che siano più graditi all’olfatto?
Jasper Cole rideva tranquillamente.
–-.Mi rincresce, signore, ma la natura ha disposto diversamente – rispose.
– Avete finito? – gli chiese il principale, e guardò con fare sospettoso la storta del liquido che era ancora caldo.
– Non c’è nessun pericolo, signore – disse Jasper. – Può risultare dannoso solo quando sta bollendo ed è per questo che avevo chiuso a chiave la porta.
– Che roba è? – chiese John Minute guardando arcigno il liquido ormai innocuo.
– Sono più sostanze – rispose l’altro a disagio. – Si tratta di un esperimento. La storta contiene un paio di elementi che si combinano con gli altri solo a una data temperatura e l’esperimento è riuscito perché anche a liquido freddo gli elementi incombinabili non sono precipitati.
– Io spero che verrete a cena anche se pure la cena si è raffreddata – borbottò John Minute.
– Non ho sentito la campana – si scusò Jasper Cole. – Sono spiacentissimo d’avervi fatto aspettare.
Nella sala da pranzo vasta e gelida cenarono soli, e la loro cena fu, come di consueto, silenziosa. John Minute leggeva i giornali, e in modo particolare la parte che essi dedicavano agli avvenimenti economici.
– Qualcuno ha comperato Gwelo Deeps – si lamentò a voce alta John Minute.
Jasper alzò il capo.
– Gwelo Deeps? – disse – Ma ci sono le azioni…
– Lo so, lo so – rispose l’altro con una certa vivacità. – Lo so. La settimana scorsa erano quotate uno scellino, e adesso sono salite a uno scellino e tre pence. Io ne ho cinquecentomila; per essere più preciso – si corresse – ne ho un milione, ma solo la metà sono mie… Sono quasi tentato di venderle.
– Ma forse ci hanno trovato l’oro – suggerì Jasper.
John Minute sbuffò.
– Se c’è dell’oro nei pozzi di Gwelo, vuol dire che ci sono diamanti sulle nostre spiagge – disse con disprezzo. – Le altre cinquecentomila azioni appartengono a May. – Jasper Cole corrugò le sopracciglia: nel suo sguardo si leggevano la sorpresa e una muta domanda.
John Minute si accomodò meglio sulla sedia.
– Il padre di May Nuttal è stato il migliore di tutti i miei amici – disse rudemente. È stato lui a invogliarmi per i pozzi di Gwelo; io non ne volevo assolutamente sapere. Abbiamo scavato fino a quasi un chilometro e abbiamo trovato tutto tranne l’oro.
John Minute fece una delle sue brevi risatine.
– Avrei proprio voluto che quella miniera avesse avuto fortuna. Povero Bill! Mi ha aiutato in molti brutti momenti.
– Penso che voi abbiate fatto l’impossibile per sua figlia.
– È una bella ragazza – disse John Minute, – una cara figliola. A me le ragazze non piacciono… – fece con una smorfia. – Ma May è tanto brava e tanto cara che le supera tutte. Quando parla con voi, vi guarda in faccia… non c’è proprio nulla da rimproverare a May.
Jasper Cole trattenne un sorriso.
– Perché fate quella faccia? – domandò John Minute.
– Pensavo anch’io che non c’è proprio nulla da rimproverarle.
John Minute si volse.
– Jasper – disse poi, – May è il tipo di ragazza che voi dovreste sposare: io sarei contento se la sposaste voi.
– Penso che Frank ci troverebbe qualcosa da ridire – rispose l’altro mescolando il caffè.
– Frank! – sbuffò John Minute. – Cosa importa a me di Frank? Frank farà quello che vuole. È un giovanotto fortunato, con qualche disposizione alla mascalzonaggine, a quanto mi pare. Vuol sposare una donna bella. Infatti, se non mi mettevo di mezzo io…
Jasper lo fissò.
– Bene?…
– Lasciamo stare – brontolò John Minute.
Com’era suo costume, dopo cena John restava seduto a lungo mezzo sveglio e mezzo addormentato.
Jasper prese un giornale e si mise a leggere. Questa era diventata ormai una tradizione, interrotta solo nelle rare sere che passava a Londra. Era a metà d’un articolo di uno scienziato famoso sulle emanazioni del radium, quando all’improvviso John Minute riprese la conversazione interrotta un’ora prima.
– Qualche volta May mi preoccupa.
Jasper depose il giornale.
– Perché?
– Mi preoccupa, ecco tutto – brontolò l’altro. – Non mi piace che voi mi facciate troppe domande, Jasper. Mi irritate oltre ogni dire.
– Bene, allora vi crederò sulla parola – disse l’assistente, pazientemente – e penserò che abbiate le vostre buone ragioni.
– Mi sento responsabile per lei, e detesto le responsabilità di qualsiasi genere. La responsabilità dei ragazzi…
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