Ronnie, tu partecipi agli affari di papà; di cosa si tratta? Vorrei proprio scoprirlo. Ha a che fare con delle compagnie e delle corporazioni, vero? So che il signor Steppe è un grande finanziere, ma non so con esattezza di cosa si tratta. Suppongo che non dovrei essere così curiosa, ma mi preoccupa... no, mi infastidisce è il termine più esatto.Vieni presto a trovarmi, Ronnie. Ti prometto che io non... tu lo sai. Non mi sono mai perdonata di averti ferito così. È stata una storia orribile... mi biasimo per aver ascoltato e odio me stessa per avertelo detto. Ma il fratello della ragazza era così furioso, così arrabbiato e la ragazza stessa è stata malignamente sbadata! Mi hai perdonato? Era la mia prima esperienza di ricatto e avrei dovuto conoscerti meglio e non credere che saresti stato capace di... E lei era una ragazza così comune...Smise di scrivere e si guardò intorno.– Entra pure.La cameriera entrò alzando lo sguardo.– È arrivato quell’uomo, signorina, il signor Sault.
Beryl si picchiettò le labbra con la penna.
– Gli hai detto che il dottore è fuori?
– Sì, signorina. Allora ha chiesto se voi eravate in casa. Ho risposto che avrei controllato.
La ragazza doveva essere divertita perché le sue labbra accennarono un sorriso.
– Perché ridi, Dean?
I modi di Beryl erano insolitamente freddi e i suoi occhi erano carichi di rimprovero. Senza capire perché, sentiva il dovere di difendere quell’uomo contro il ridicolo che leggeva sul volto della cameriera.
– Oh, signorina, è un tipo così strano! Mi ha detto: “Forse ora lei mi vedrà”. “Intendete la signorina Merville?”, gli ho chiesto. “Merville”, ha ripetuto in uno strano modo, “naturalmente, Beryl Merville”. Poi, come se parlasse tra sé e sé, ha aggiunto qualcosa tipo “che peccato!”. Credo che non ci stia del tutto con la testa, signorina.
– Fallo accomodare – disse Beryl con calma.
Sapeva che era meglio non discutere. Le persone come Dean trovano molto divertente l’innocua eccentricità... e Dean era la cameriera migliore che aveva avuto in tanti anni.
Rimase seduta ad aspettare quell’uomo con una sensazione di dubbio. Perché desiderava vederlo? Non era curiosa di natura e i modi rozzi della classe sociale alla quale quello apparteneva di solito la infastidivano. La volgarità dei loro discorsi, la bassezza dei loro ideali e delle loro esistenze; quel loro linguaggio inarticolato, quasi incomprensibile per lei, la mettevano a disagio. Forse, dopo tutto, era davvero troppo nervosa; Ronnie aveva sempre ragione quando giudicava i suoi sentimenti.
Ambrose Sault, che la aspettava sulla soglia con il cappello in mano, la vide mordersi il labbro inferiore. La ragazza si guardò intorno sorpresa e, scorgendolo, sobbalzò.
Era un uomo di colore! Prima non se n’era resa conto e ne rimase molto colpita. Era proprio di colore e tuttavia i suoi occhi erano grigi!
– Spero di non avervi disturbato, mademoiselle – disse. La sua voce era bassa e molto dolce.
Mademoiselle? Poteva essere un creolo, oppure venire dal Madagascar... o forse un sangue misto. Forse proveniva da una delle colonie francesi. Parlava un inglese senza accenti, ma la parola “mademoiselle” gli era venuta naturale.
– Voi siete francese, signor Sault... il vostro nome naturalmente...
Gli sorrise mentre gli faceva la domanda, chiedendosi perché mai le importasse saperlo.
– No, mademoiselle – disse lui scuotendo la testa grigia, senza rilassare i muscoli del viso. – Vengo dalle Barbados, ma ho abitato per molti anni a Fort de France, che si trova in Martinica. Sono stato anche a Noumea, in Nuova Caledonia e in Francia.
Seguì un imbarazzato silenzio. Tuttavia lui non era a disagio e non mostrava incertezze.
Lei era perplessa perché le era sufficiente conoscere gli uomini per giudicarli, ma questo metodo si rivelava inefficace con un tipo insolito come Ambrose Sault.
– Mio padre tornerà presto, signor Sault. Non volete accomodarvi?
Mentre lui prendeva una sedia, le venne in mente che sarebbe stato difficile spiegare al noioso dottor Merville perché aveva invitato quell’uomo ad aspettarlo in salotto. Ma stranamente, si sentiva in grado di intrattenere e di chiacchierare con il visitatore, senza quegli spasmi e quella sensazione di sgomento che provava quando riceveva persone meglio vestite. Questo fatto la sconcertava. Ambrose Sault era... un artigiano, forse, o più probabilmente, un messaggero. La trasandatezza del suo abito e la scarsa cura della sua persona suggerivano un’attività simile. Uno dei bottoni della giacca era allacciato all’asola sbagliata, con un risultato un po’ grottesco.
– È da molto che lavorate con mio padre? – chiese lei.
– No... non molto – rispose lui – Moropulos e Steppe lo conoscono meglio di me.
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