«Quanto alla delinquenza di Edgar Wallace, è certo che essa è tutta immaginaria e teorica». A spiegarlo è Aldo Sorani, giornalista che su “La Stampa” del 5 febbraio 1929 presenta ai lettori un autore che sta riscuotendo un successo esplosivo. «Questo scrittore, che ha fatto il cronista per lunghi anni, ha avuto l’abilità e la fortunata costanza di trasportare la cronaca nera nel romanzo e continua a fare il cronista anche nel senso che si compiace di andare a studiare direttamente il mondo che descrive e drammatizza, scendendo in blusa ed in berretto da apache, nei bassifondi londinesi, nelle conventicole dei predestinati alla galera o alla forca, negli angiporti in cui, dal vizio e dalla miseria, nasce il delitto.»
Il romanzo di Edgar Wallace che presentiamo questa settimana - trasformato in eBook dalla Newton Compton per il numero 168 della collana digitale “Zeroquarantanove” - è L’uomo del mistero.
Pubblicato nel 1923 dalla londinese John Long Ltd., Captains of Souls arriva in Italia già nel 1929 ne “I Libri Gialli” Mondadori (n. 2) con il titolo L’uomo dai due corpi, che mantiene anche nei successivi passaggi: n. 24 de “I Gialli Mondadori” (maggio 1947), n. 27 de “I Capolavori di Gialli Mondadori” (novembre 1955) fino al n. 386 de “I Classici del Giallo Mondadori” (novembre 1981). Quando il romanzo passa alla Garden Editoriale ed entra nella collana “I Grandi Autori del Giallo” (n. 2), con la traduzione di Roberta Formenti, acquisisce il titolo L’uomo del mistero, che gli rimane quando nel 1995 diventa il numero 89 de “Il Giallo Economico Classico” della Newton Compton.
Ecco il primo capitolo del romanzo, dalla versione digitale della Newton Compton.
Beryl Merville scriveva:
Caro Ronnie, siamo tornati dall’Italia questo pomeriggio. Papà aveva detto che saresti venuto a prenderci e sono rimasta molto delusa quando ho visto solo il signor Steppe. Oh, certo, so che è una persona molto importante, lo dimostra anche la sua macchina nuova; un vero gioiello, con un ripiano per scrivere, l’accendisigari e la biblioteca... certo, una piccola biblioteca sotto uno dei sedili. Io gli ho dato appena un’occhiata.
Il signor Steppe mi fa un po’ paura, anche se è la gentilezza in persona e se la voce profonda con la quale parla agli autisti, ai portieri e ai poliziotti è rassicurante, in un certo senso. Papà è piuttosto lamentoso.
Mi è sembrato stranamente sorprendente, Steppe, intendo. La gente resta colpita dalla sua barba nera e dalle sue folte sopracciglia brizzolate. A te piace, vero? Forse piace anche a me... è molto magnetico, una persona autoritaria, mi fa paura, ti ripeto. Ho incontrato un altro uomo. Non credo che tu lo conosca; ha detto di non averti mai incontrato. Papà lo conosce piuttosto bene, e anche il signor Steppe. È un uomo così strano, Ronnie! È venuto una volta mentre papà era al club, per prendere della corrispondenza. È venuta la cameriera a riferirmi che c’era un uomo strano all’ingresso che diceva di essere stato chiamato dal dottor Merville. Così sono scesa a vedere.
Mi ha colpito molto. Sarai divertito, anche se non lusingato di sapere che quando l’ho visto, ho pensato a te! Ho sentito un moto di simpatia nei suoi confronti. Mi è sembrato di incontrare te, cosa che desidererei davvero. Può sembrarti sciocco ma sto utilizzando al massimo delle mie capacità il mio povero vocabolario; vorrei descriverti le mie folli impressioni. Perché folli, lo capirai subito. Infatti, Ronnie, questo tizio era un robusto signore di mezza età, che ti somiglia come io somiglio al signor Steppe! Eppure quando ho visto questa persona trasandata (i pantaloni erano lisi e gli stivali sporchi non erano allacciati), ho sobbalzato. Era seduto su una sedia dell’ingresso, con le mani ruvide sulle ginocchia e si guardava intorno con occhi assenti. Non si è neppure accorto di me quando gli sono andata davanti. Ma la sua testa, Ronnie! Era la testa di un eroe dell’antichità, di quelli che vedi ritratti nei busti dei musei, senza sapere chi sono. Il volto maestoso, come quello di un’aquila, con la carnagione scura sorprendentemente incorniciata da una criniera di capelli grigi. Aveva i più begli occhi che io abbia mai visto e quando mi ha guardato, non timidamente come mi sarei aspettata, ma con la dignità di un imperatore romano, il suo sguardo era così colmo di tenerezza, che avrei pianto.
Per favore, Ronnie, non dirmi che sono esaurita e nevrotica. Ero solo pazza... tutto qui e lo sono ancora, perché non riesco a togliermi quell’uomo dalla testa. Si chiama Ambrose Sault ed è socio di papà e del signor Steppe, anche se credo che sia più legato a quell’orribile greco che papà mi ha presentato, Moropulos. Che lavoro faccia per conto di Moropulos non sono ancora riuscita a capirlo. C’è sempre un alone di mistero intorno al signor Moropulos e agli affari del signor Steppe. A volte mi sento molto a disagio... ma questo non basta a esprimere i miei sentimenti su papà... e sui suoi affari.
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