Ngaio nella prima parte ci dà il quadro della situazione. Un po’ “complicatina” come per un giallo classico che si rispetti, soprattutto dal punto di vista delle parentele: figli e figliastri di mariti che schiattano anche più volte e di vedove che si risposano (così anche nella realtà). Tra queste Sybil Forster che muore per ingestione di barbiturici (compresse non del tutto disciolte nella lingua e nella gola). Suicidio o omicidio? Se c’è di mezzo Roderick Alleyn, sovrintendente di Scotland Yard, un uomo distinto dalle mani sottili e il volto affilato, sicuro che qualcosa puzza. Tra l’altro sparisce un francobollo di valore e viene fuori un testamento “particolare” che lascia diversi dubbi. Uno dei personaggi principali è Verity Preston, cinquant’anni portati bene, ha lavorato in teatro come aiuto regista, scrive commedie e ci dà qualche spunto sugli altri che destano una qualche perplessità, come il nuovo giardiniere Bruce Gardener, il dottor Schramm (a Verity prende un colpo quando lo vede), il figliastro Carter, un poco di buono, finito in galera per tentato ricatto, il riccone Markos, la figlia (di Sybil) Prunella.
L’indagine è complessa, le ipotesi si alternano (anche l’ispettore Fox dà una mano al nostro Alleyn), abbiamo il classico passato che ritorna ed un finale ricco di movimento, tensione e paura.
Insomma un buon prodotto nello stile della Marsh.
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