Resa dei conti di Petros Markaris, Bompiani 2013.
Non è facile scrivere un giallo a sfondo sociale. Soprattutto se il “sociale” è molto vicino a noi. Il rischio è di farne un pateracchio né carne né pesce. Il metodo quasi sempre uguale. Si prendono tre o quattro personaggi di diversa estrazione e contrapposte ideologie e gli si sparano in bocca le formule di rito. Io la penso così, io, invece, la penso così. Poi ci sarà il protagonista che la pensa così. Uno sguardo crudo alla realtà disumana e truculenta e il gioco è fatto. Sembra facile, ma non lo è. Soprattutto se la mano dell’autore tentenna, l’occhio è vitreo e il tutto sembra attaccato con una colla andata a male.
Per fortuna la mano di Markaris risulta ferma e la pupilla ben nitida. Il “sociale” è la crisi della Grecia ormai fuori dall’euro. Disoccupazione dilagante, taglio e blocco di pensioni e stipendi, continue rivolte. Anime bastarde contro gli immigrati, anime buone che cercano di aiutarli. Chi strilla contro l’euro, chi contro la dracma che non vale un fico secco, chi è sicuro che “Tutto finisce a schifio” (ideali, lotte, rivendicazioni).
Il “giallo” è l’uccisione di tre persone che sembrano avere in comune un passato di resistenza alla dittatura dei colonnelli. L’ispettore Charitos fra questi due fuochi: fatica ad andare avanti nella vita di ogni giorno (anche lui dovrà fare sacrifici) e fatica a sbrogliare il bandolo della matassa mortuaria. Naturalmente i sospettati sono diversi fra cui la politica e il cuore. Spunti di quotidianità familiare e un rigurgito di bontà verso il tedesco cattivone che qui diventa pure utile (insegna a maneggiare il computer al nostro ispettore). Finale inaspettato e nello stesso tempo inserito dentro una salda tradizione poliziesca. Mai avresti detto che è lui, però si sa che spesso è proprio lui.
A termine lettura una certa leppa che scivola sinuosa fra le mie/nostre italiche chiappe.
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