Bloodman di Robert Pobi, Mondadori 2013.
Jake Cole, agente speciale dell’FBI, ritorna a Montauk, Long Island, dopo trent’anni per seguire il padre Jacob, famoso pittore colpito dall’Alzheimer che si trova in ospedale (si è dato fuoco e gettato da una vetrata). In arrivo un terribile uragano e nello stesso tempo una donna e il suo bambino vengono scuoiati vivi. Urge il suo aiuto alla polizia locale.
Jake, tratti marcati, occhi neri inespressivi, vistoso tatuaggio, vita passata tra coca ed eroina, apparecchio sotto la clavicola contro gli attacchi cardiaci, lettore di Dante e della Divina Commedia (pure uno spunto su Sherlock Holmes). Ha la capacità di immedesimarsi nel colpevole “Il suo vero, grande dono, perfino più grande del talento del padre, consisteva nel saper dare forma e colore ai momenti finali delle vite altrui” e capisce subito che si tratta della stessa mano dell’assassino che aveva colpito sua madre tanti anni fa (delitto insoluto).
Moglie Kay e figlio Jeremy, sesso ai limiti estremi. Altri personaggi: sceriffo Mike Hauser, agente William Spencer vecchio amico di scuola, dottoressa Nancy Reagan, David Finch il “primo gallerista a scommettere su Jacob”, lo zio Frank.
La vicenda si “arricchisce” di altri morti ammazzati e scuoiati vivi, numerosi flash back, ricordi inquietanti come quello del cane Lewis trovato sgozzato quando era ragazzino.
Ritmo serrato e avvolgente in stretto rapporto con l’uragano che si fa sempre più forte. Misteriosi dipinti del padre con orribili figure senza volto (quello dell’assassino?) che assillano la mente di Jake la cui famiglia si trova in pericolo.
Una storia costruita su piloni ormai consolidati da tempo, ricca di mistero, suspense e azione con il nostro eroe tormentato tra passato e presente. Finale frenetico e piuttosto prevedibile.
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